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Povera laicità laicista...

Pier Giorgio Liverani domenica 23 dicembre 2007
Continua tra i giornali laicisti il dibattito sulla "laicità", che si è iniziato all'indomani della bocciatura in Campidoglio del registro comunale delle coppie di fatto. Con una lezioncina di laicità laicista impartita su Repubblica (martedì 18) al segretario del Pd Veltroni, Miriam Mafai ricorda con «nostalgia e rimpianto la stagione della laicità e dei diritti civili» di «quarant'anni fa», quando, con il divorzio, «finiva l'epoca dell'indissolubilità» e, poco dopo, con l'aborto cominciava la "liberazione" delle donne. Tutto in ordine: «La gente si sposa, divorzia, si risposa. Il divorzio e la legalizzazione dell'aborto non hanno distrutto la famiglia». Mafai ne è proprio sicura? E poi che cos'è questa laicità laicista? Mafai dimentica la fecondazione artificiale, la clonazione "terapeutica", la RU-486, il testamento biologico e l'eutanasia, ma aggiunge all'elenco «le coppie di fatto etero e omosessuali». Vuol dire che i registri comunali sono l'anagrafe comunale della laicità laicista? Che i Cus sono i certificati comunali di laicità? Che gli omosessuali e le donne con il certificato di aborto sono automaticamente diplomati «laici»? Ma il laicismo nulla ha di meglio da offrire ? Quando la Mafai era comunista, il Pci si vergognava degli amori di Togliatti e c'è da dubitare che Berlinguer pensasse a una classe operaia liberata mediante il divorzio, i matrimoni omosessuali e il testamento biologico. Gli orfani del comunismo (proletari malamente imborghesiti) cercano il riscatto nei divorzi e nelle coppie-fai-da-te.

CERTIFICATI
Contro la «discriminazione» dei «gender» e degli omosessuali la sociologa della famiglia Chiara Saraceno sostiene su La Stampa (martedì 18), che «gli omosessuali maschi e femmine non si sentono meno uomini e donne degli eterosessuali del loro stesso sesso». Hanno, dunque e com'è logico, gli stessi diritti di questi ultimi. Allora perché reclamano un diritto in più, che costoro non hanno, cioè di sposare persone dello stesso sesso? E su quale base? Non un certificato medico, perché guai a dire che sono malati: scrive infatti Corrado Augias (La Repubblica, 20 dicembre) che noi «siamo il solo paese nel mondo occidentale ad avere problemi di questo tipo. Poi c'è l'Islam» (attento, Augias!). Neanche un certificato anagrafico, perché nulla direbbe in proposito. Chissà che non pensino a un attestato di "orientamento" rilasciato, magari, da Repubblica o da Liberazione o dall'Unità?

L'ETICA DELLE DONNE?
All'Università La Sapienza, di Roma, esiste una cattedra di «etica delle donne» (non ne risulta una degli uomini). La titolare, Caterina Botti, in un suo libro ("Cattive madri") «decostruisce l'idea che la maternità sia una tappa obbligata e "biologica" per le donne» (vecchia idea femminista), ma nell'«intreccio donna = madre», cioè nel «destino riproduttivo a cui è stato inchiodato il corpo femminile», Liberazione trova finalmente (mercoledì 19) la novità di «fede e scienza alleate». È un'assurdità negativa, ma forse i laici laicisti inizieranno da qui a scoprire l'alleanza vera tra scienza e fede.