Rubriche

POLVERE SULLE SCARPE

Gianfranco Ravasi domenica 3 luglio 2005
La nostra fede non ha molta polvere sulle scarpe, non sa di polvere, non ha profumi di strada, non ha sapori di piazza, non ha odori di condomini. Ha solo il profumo dell'incenso delle nostre chiese.
Mi è capitato più di una volta di visitare Molfetta, ospite di quella sua importante istituzione che è il Seminario regionale pugliese. Tutte le volte mi sono recato ad ammirare quel gioiello architettonico che è il Duomo vecchio con le sue impressionanti tre cupole, simili a tende d'Oriente. Là è sempre viva la memoria di un vescovo che ha lasciato in tutta Italia una scia di affetto e di ascolto, don Tonino Bello. Sue sono le parole che oggi proponiamo e che ci riportano l'antico ed eterno messaggio dei profeti: un culto che si esaurisce nello spazio sacrale, respirando solo l'aroma degli incensi e illuminandosi solo con lo splendore dei riti diventa sacra rappresentazione e non più vera fede e liturgia.Certo, la dimensione verticale del sacro è fondamentale: è Dio che irrompe nella storia attraverso il suo dono efficace, il sacramento, ed è per questo che sono indegne certe celebrazioni trasandate e banali. Ma guai a non coniugare la preghiera con la vita, la domenica con i giorni lavorativi, la festa con la ferialità, la chiesa con la piazza, l'incenso con la polvere, la liturgia con la giustizia. È quello che proponevano sistematicamente i profeti (si legga, ad esempio, Isaia 1, 10-20) e che don Tonino ci ricorda mentre partecipiamo alla Messa domenicale. Tra gli incensi, i lumi, i canti della chiesa e la polvere, gli odori della piazza non si deve ergere un portale bloccato ma una soglia aperta attraverso la quale passi il vento dello Spirito di Dio.