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Polli e uova, produzione e consumi in crescita

Andrea Zaghi domenica 1 febbraio 2015
Ipolli italiani sorridono. Nel 2014, infatti, sia il mercato che la produzione hanno fatto segnare incrementi significativi e anche per quest'anno si prevedono buoni risultati. A dirlo è Unaitalia, l'associazione che riunisce la gran parte della filiera nazionale delle carni di pollo e delle uova. Niente numeri da capogiro, certo, ma comunque segnali di ripresa che alimentano più di una speranza.Stando ai dati messi in fila dai tecnici dell'associazione, quindi, nel 2014 la produzione di carni avicole in Italia è stata pari a un milione e 261.200 tonnellate (+0,2% rispetto al 2013), mentre i consumi sono cresciuti dell'1%. Bene, soprattutto, sono andati i polli, un po' meno bene le carni di tacchino e delle altre specie avicole. Bene anche la produzione e i consumi di uova. Ma sono, appunto, i segnali a contare di più che numeri assoluti. Anche perchè, oltre a produzione e consumo, il settore è in grado pure di esportare. Gli italiani, infatti, consumano poco meno di 14 chili a testa di carne di pollo e circa 4 di tacchino, mentre i livelli di autoapprovvigionamento superano il fabbisogno: 102,8% per le carni di pollo e 117,8% per quelle di tacchino. Ma c'è anche dell'altro. Raro caso nel panorama economico, non solo agricolo, italiano, le imprese avicole dicono chiaramente che guadagnano sul loro lavoro. Nel 2014 – spiega infatti una nota di Unitalia –, «grazie anche al prezzo delle materie prime cerealicole, che ha mantenuto il trend cedente del secondo semestre 2013, le aziende hanno potuto ottenere una buona marginalità».Risultati certamente positivi, quindi, sull'origine dei quali ci si può ampiamente interrogare. La congiuntura ancora difficile, per esempio, può aver spinto gli acquisti di carni che, se confrontate con quelle bovine e suine, costano probabilmente molto meno. Ma, visti gli alti tassi di autoapprovvigionamento, gli acquisti di pollame possono anche essere stati determinati dalla certezza di mangiare italiano e buon mercato mantenendo una qualità controllata e tutto sommato elevata.E non basta, perché come si è detto, anche le previsioni per il 2015 volgono al bello. Cosa significa tutto questo in termini economici? Unitalia lo fa capire chiaramente: nel 2014 il fatturato è arrivato intorno ai 5.600 milioni di euro, quest'anno potrebbe andare anche meglio. Sempre che, ovviamente, il mercato tenga ferme le quotazioni di vendita al dettaglio e che la domanda continui ad essere su livelli così alti. Insomma, quello avicolo è un settore che vive indubbiamente un buon periodo, ma ai suoi operatori non è comunque consentito abbassare la guardia.