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Politica di sole parole? Meglio i fatti delle mondine

Marina Corradi sabato 31 maggio 2014
A proposito di smemorati: a pochi giorni dal voto europeo verrebbe voglia di rinfrescare la memoria a un po' di politici per le parole buttate via nelle settimane precedenti le elezioni. Abbiamo dovuto sentire e vedere di tutto, sorbirci insulti urla e mirabolanti promesse. Come alla fine sia andata lo sappiamo e come sempre accade anche le batoste più sonanti sono state trasformate (o almeno, qualcuno ci ha provato) in successo pieno, o comunque mezzo. Ovvio che molti fra gli impegni sbandierati non potranno neppure essere messi alla prova: colpa degli elettori che hanno sbagliato mira, scegliendo altre strade. Comunque, in questi cinque o sei giorni se n'è parlato a sufficienza, forse è meglio esercitare la memoria con altri argomenti.Le mondine. Ecco, piuttosto che del voto potremmo occuparci delle mondine. Chi ha la ventura di ricordarsene tradisce un'età non più giovane, anzi... Parliamo di quelle decine di migliaia di donne – età compresa tra i 15 e i 60 anni – che da inizio Novecento agli anni Sessanta erano costrette ogni anno a migrare verso le campagne della Lomellina, del Vercellese e del Novarese per ripulire le risaie dalle male erbe. Spinte dall'indigenza, provenivano soprattutto dal Mantovano e dal Veneto, affrontavano trasferte per quei tempi lunghe e disagevoli, con mezzi di fortuna o "treni speciali" e una volta a destinazione venivano rifocillate presso i Centri di accoglienza per mondariso. Le aspettava tra maggio e inizio luglio una quarantina di giorni di lavoro: 8-10-12 ore di monda al dì, a partire dalle 5 del mattino, piedi nell'acqua che allagava i campi e schiena curva sotto l'assedio di sole, insetti e bisce d'acqua (migrazioni, estrema povertà, viaggi disagevoli, centri di accoglienza, condizioni di vita spesso al limite del sopportabile... c'è forse qualcosa che ci riporta a oggi?). Avevano una sorta di contratto di lavoro, qualcosa che garantiva mille-millecinquecento lire di salario per sei-sette settimane. Più un chilo di riso per ogni giornata lavorativa. Un "malloppo" che riportavano a casa come tesoro prezioso, ossigeno per l'intera famiglia, per i tempi magri dell'inverno.Un simbolo, quelle donne tutte grinta e coraggio, celebrate da film, canti, storie entrate nella leggenda e nella cultura popolare. Poi, anni Sessanta, il progressivo avvento delle macchine, dei diserbanti, e sempre meno schiene curve . Tutto finito? Non proprio. Perché capita che nel maggio 2014 sul web compaia un bando: si cercano mondine... È l'Ente nazionale risi che pubblica sul suo sito l'offerta di lavoro. Precisando che è opportuno «il diploma in agraria o l'esperienza nel campo risicolo». Ovvio, evoluzione inevitabile per le mondine 2.0. «Cerchiamo personale ben qualificato per un numero limitato di posti – chiarisce il presidente dell'Ente, Paolo Carrà –. Serve sì un lavoro di monda, ma soprattutto di controllo delle piante nei campi sperimentali. Un'opera di supporto ai ricercatori, come il ferrista con il chirurgo». Risaie, informatica, specializzazione: nuovi gemellaggi, segno dei tempi. Ma chissà se le ultime ex mondine rimaste navigano su Internet...