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Massimo di Torino. Pastore e «custode» della sua città

Matteo Liut martedì 25 giugno 2013
Come ama il proprio corpo, tempio dell'anima, così il cristiano è chiamato ad amare anche la propria città, scrigno che custodisce la propria identità culturale e sociale. Lo sapeva bene san Massimo, considerato il primo vescovo di Torino. Il suo profilo biografico è povero di dati ma si sa che nacque nella seconda metà del quarto secolo e crebbe alla scuola di sant'Ambrogio e di sant'Eusebio di Vercelli. Proprio quest'ultimo lo chiamò a reggere la nuova sede episcopale di Torino, in anni in cui le invasioni barbariche mettevano a dura prova la tenuta sociale della città. Di carattere mite, Massimo spronò i concittadini a non perdere di vista i valori fondamentali. Sulla data di morte vi è incertezza, ma viene collocata attorno al 423.Altri santi. San Prospero d'Aquitania, monaco (IV-V sec.); sant'Adalberto di Egmond, abate (VIII sec.). Letture. Gn 13,2.5-18; Sal 14; Mt 7,6.12-14. Ambrosiano. Dt 26,16-19; Sal 110; Lc 8,16-18.