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Parte il governo Meloni: niente di nuovo sul fronte editoriale

Umberto Folena martedì 25 ottobre 2022
Il primo giorno del governo Meloni niente di nuovo sul fronte editoriale. I quotidiani lisci rimangono lisci, quelli effervescenti non deludono i propri aficionados dandoci dentro di buzzo buono. Nei titoli di prima pagina il giorno dopo l’insediamento (23/10) c’è una locuzione che torna – una coincidenza? – su due testate big: «Al lavoro». “Corriere”: «Meloni: al lavoro, con orgoglio». “Il Sole 24 Ore”: «Meloni dopo il giuramento: “Ora al lavoro”». E di lavoro pare proprio che ce ne sarà a piacere. Le testate tendenzialmente critiche cercano crepe e contraddizioni, reali o presunte, e ci mettono il dito dentro. “La Repubblica”: «Il governo parte in bolletta». “Il Fatto”: «Il governo Meloni già rinnega Giorgia. Ieri no a tutto, ora la resa alla realtà e all’establishment». Considerata la sua tradizione e le attese che tutti, simpatizzanti e avversari, ripongono in lui, “Il Manifesto” poteva forse fare meglio di un cambio di consonante sentito cento volte: «Arrivano i mostri». La fatica a diventare così, di colpo, da oppositori a sostenitori, da antigovernativi a filogovernativi è palpabile nelle testate schierate a destra. Il “Giornale” nella prima metà di titolo, «L’Europa con la Meloni» è in strabiliante vicinanza con la “Stampa”, «Meloni, esordio europeista». Ma il “Giornale” non può così, di colpo, deludere i suoi lettori. Così la seconda parte soffia sul possibile complotto: «E la sinistra impazzisce. Pd, sindacati & C. già tramano». Per “Libero” i complottardi sono altri (ma non troppo): «Chi proverà a fermarli. I nemici del governo Meloni. Occhio a magistrati, cancellerie straniere e mercati». Più lisci e senza veleni altri titoli. “QN” (“Giorno”, “Carlino” e “Nazione”): «Meloni, esordio nel segno di Ue e Usa», che apparirebbero amici ben più che nemici. Il “Messaggero” ha in prima pagina un virgolettato: «“Avanti con orgoglio e responsabilità”». Stringato e atletico il “Tempo”: «Pronti a correre». Sperare dunque o disperare? Poca speranza alla fine delle due pagine di intervista di Aldo Cazzullo a Vittorio Feltri (“Corriere”, 22/10). Domanda: «Che cosa c’è dopo la morte?». Risposta: «Il cimitero. L’uomo ha bisogno di pensarsi immortale. Ma è un’illusione». Feltri, una carriera all’insegna dell’imprevedibilità, stavolta riesce a essere sorprendentemente prevedibile. © riproduzione riservata