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Parole fulminanti: una luce per nuove visioni a sorpresa

Gianni Gennari sabato 25 agosto 2018
Un lampo: dal buio improvvisa la luce. Fulminante! Così in Veneto chiamano i fiammiferi. Qualche volta - pur senza fuoco - anche in pagina si fa luce improvvisa. Così su "Donna Moderna" (22/8, p. 5) trovo la direttrice, Annalisa Monfreda, con questa luce inattesa: «La forma più subdola di razzismo è quando pensiamo che vivere nel nostro Paese sia la più straordinaria opportunità che queste persone - gli immigrati - abbiano avuto nella vita e che debbano essere riconoscenti per sempre». Luce perfetta e scomoda: in alto noi buoni e in basso loro grati per sempre a noi! Da pensarci su in concreto, per tutti. Altro fulmine del tutto diverso e carico di ridicolo, ieri in prima di "Libero". Titolo di apertura: «I cattolici (85%) fedeli a Salvini». Sono anche modesti, perché in altro brano risulta l'86%! È la modestia connaturale in cose nelle quali si gioca la fede rigorosamente "cattolica". Così, dopo una serie di evoluzioni personali tanti sarebbero arrivati alla "fede" in Salvini? Che botto! È libertà. In altri tempi – chi scrive ricorda – "Al tuo cenno, alla tua voce, un esercito all'altar!" La fede allora sapeva dove orientarsi: ma guardava a San Pietro, e non a Via Bellerio travestita da Viminale! Parrà strano, ma trovo fulminante ("Giornale", 23/8, p. 12) anche un pensiero sulle vicende della vita della Chiesa in Italia in particolare nel cattolicesimo milanese anni 80/90. Si racconta un incontro casuale tra don Giussani e i suoi di "Gioventù studentesca", da cui nacque poi Cl, e un gruppo di fucini: «Ci imbattemmo in don Basadonna e altri fucini (e) don Giussani disse loro: "È inutile continuare a discutere: tra voi e noi c'è una differenza di interpretazione culturale della fede"». Con buona pace di tutti varrebbe la pena di pensarci su anche oggi, per capire alcune cose della Chiesa italiana.