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Palazzeschi e Calvino: ha volti diversi la leggerezza come arte

Alfonso Berardinelli venerdì 8 maggio 2015
Il talento bizzarro, volatile, non catturabile di Aldo Palazzeschi, poeta e antipoeta, antinarratore (Il codice di Perelà, 1911) ma poi narratore (Le sorelle Materassi, 1934), esplose all'inizio del Novecento, eppure continua a parlare ai critici e agli scrittori di oggi come se niente fosse avvenuto. La sua “atopia”, il suo essere “fuori luogo” e poco localizzabile, fa di Palazzeschi uno degli autori più amati del nostro Novecento: un vero e inesauribile suggeritore in un mondo culturale sempre più appesantito dalla quantità di letteratura pubblicata e reso “leggero” dall'effimera inconsistenza di tanti prodotti.A cura di Gino Tellini è uscito Aldo Palazzeschi: Il poeta saltimbanco e la serietà del gioco (Società Editrice Fiorentina, pagine 160, euro 16,00), un agile volume che contiene le quattro relazioni di una giornata di studi promossa dall'Istituto italiano di cultura e dall'università di Amburgo. È proprio Tellini, che dirige il Centro studi palazzeschiani, a illustrare la longevità di un istinto letterario che congiunge la leggerezza di Palazzeschi (futurista per gioco ma alquanto crepuscolare) e quella di Calvino (umoristico per prudenza e con metodo).Su analogie e differenze fra i due, Gino Tellini scrive la pagina forse più felice del libro: «La leggerezza di Palazzeschi è un inno alla vita; la leggerezza di Calvino è difesa e tutela dal frastuono della vita, sentita come confusa dispersione, come caos. La leggerezza di Palazzeschi è trasgressiva […] la leggerezza di Calvino è pacificatrice […] Dietro la leggerezza palazzeschiana s'intravedono il piacere di vivere, la speranza e la fiducia in un mondo migliore. Dietro il gioco postmoderno di Calvino s'intravedono lo scetticismo della ragione, il tragico disincanto di chi osserva con sgomento la vertigine del vuoto. S'avverte 'il senso di un mondo precario, in bilico, in frantumi', mentre lampeggiano improvvisi bagliori 'd'un mondo pericolante'» (come ammette Calvino stesso nei suoi ultimi libri).Si potrebbe aggiungere: l'avanguardia clownesca di Palazzeschi criticava la società borghese in nome della vita, lo sperimentalismo narratologico di Calvino fingeva di sorridere ma fiutava una fine del mondo.