Rubriche

Pagine straripanti di «onore» e alcuni piccoli titoli-capolavoro

Umberto Folena sabato 18 settembre 2021
I giornali non sono tutti uguali. I titoli danno la notizia e a volte la interpretano. Le foto ridondano. E così si disvelano le passioni, nemmeno troppo segrete, di direttori ed editori. I titoli al processo Ruby-ter vedono associare a Silvio Berlusconi una stessa, impegnativa parola: “onore”. Non si scherza con l'onore, l'onore è sacro. Titoli di ieri (17/9): “Corriere”, «No alla perizia psichiatrica, lede la mia storia e il mio onore»; “Repubblica”, «Offende il mio onore»; “Stampa” (che non ha la notizia in prima, con l'ottima compagnia del nostro giornale), «Un'offesa al mio onore»; “Fatto”, «Lede la mia storia». Da qui in poi, i titoli si colorano, si animano, esplodono nelle prime pagine rigurgitando passione. “Libero”, «Non mi farò umiliare, condannatemi pure»; “Giornale”, «Persecuzione giudiziaria. Berlusconi si ribella»; “Quotidiano nazionale”, «Io non ci sto»; “Messaggero”, «“No alla perizia”. Lo schiaffo del Cav», laddove il lettore pignolo si chiede se quello schiaffo sia dato o preso.
Poi ci sono i titoli che si rivelano piccoli capolavori, chissà se voluti o involontari. Quella della rubrica di Massimo Gramellini sulla prima del “Corriere” (17/9) è un fragoroso ossimoro: «Talebani distensivi», un po' come l'olio che fa dimagrire o la meringata per diabetici. Delizioso quello della rubrica di Concita De Gregorio sulla “Repubblica” (17/9): «I vecchi sono pericolosi». Uno si immagina un over 70 a bordo di una Harley Davidson in giubbotto di pelle con le frange, ma no, pericolosi «nel senso di liberi, impermeabili al giudizio» perché più il futuro si restringe, meno potenti devono lusingare per ottenere posti e prebende. E già che ci siamo avventurati tra le rubriche, amate e odiate, non può mancare Michele Serra (“Repubblica”, 17/9) con «Il ricatto della tradizione», che non può essere «un macigno da onorare in eterno (...). Le tradizioni vanno sottoposte al vaglio dei tempi, e dell'intelligenza che è irrequieta, e cambia. Se sono luminose e gentili, vanno appassionatamente tutelate. Se sono odiose, vanno sepolte senza rimpianti». Vallo a spiegare ai talebani distensivi.