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Pagine disinvolte e ridicole tra disinformazione e furbizia

Gianni Gennari martedì 5 luglio 2016
Disinvolture, tra sprovvedutezza e furbizia esibita. Sabato 2 su Vaticano e Roma (“Messaggero”, p. 9) Franca Giansoldati: «E Virginia si presenta al Papa con il video sull'Imu della Chiesa». Su “Repubblica” (p. 12) Lorenzo D'Albergo conferma: «E Virginia porta al Papa le voci delle periferie e un richiamo sull'Imu: “La paghi pure la Chiesa!”» Diverse osservazioni opinabili sulle emozioni del momento, ma il fatto è ribadito: lei ha insistito sull'Imu da pagare. Sicuro? Beh, fino a un certo punto. Ecco infatti (“La Nazione”, p. 12) Elena G. Polidori: «Raggi dal Papa parla di encicliche, ma dimentica l'Imu della Chiesa»! Come la prendiamo? Comunque male! Il giorno prima per Massimo Franco (“Corsera”, 1/7, pp. 1 e 12) il retroscena dell'evento era esemplare – «Il Vaticano sceglie la linea della realpolitik» – e quanto all'Imu leggevi che «La “prima” cittadina finora non ha detto molto sui rapporti con Oltre Tevere: solo che farà pagare l'Ici agli esercizi commerciali della Chiesa». Seguiva precisazione immediata: «Ma questo, si fa notare, lo hanno detto anche il Papa e la Cei». Già: «anche»! Da tempo infatti sia i Papi – quando parlano di Italia e del problema – che la Cei lo dicono e lo dice anche la legge. E questo giornale lo ha documentato infinite volte. Ma per tanti colleghi pare restare scontato che no, «il Vaticano» non paga, e la Cei peggio, non vuole proprio pagare anche quando si tratta di affari e non di culto e solidarietà… Sorridendo si direbbe che in ogni giornale dovrebbe esserci un “Massimo” di… franchezza e non un minimo di informazione con insistenza unilaterale. Se qualcuno – chiunque sia, prete o laico – non paga le tasse dovute c'è, o no, il modo di stanarlo e costringerlo a pagare? C'è, e lo sa il cittadino evasore quando gli arriva la tirata d'orecchi delle “Entrate”. Vale anche a Roma, con o senza Raggi. Oggi quelli di sole sono abbondanti.