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Ortaggi liberi, l'Ue ora esagera

Vittorio Spinelli sabato 15 novembre 2008
A metterla sul drammatico si potrebbe dire che con alcune ultime decisioni assunte dall'Ue, è a rischio un patrimonio, quello dell'ortofrutta, che vale decine di miliardi di euro. Stando più sul concreto, è certo che l'abolizione degli standard minimi di vendita per molte categorie di frutta e verdura creerà molti problemi di concorrenza sleale e notevoli difficoltà ai consumatori. Proprio quello che non ci vuole in un periodo di acquisti alimentari in crisi.
Il problema nasce dal via libera alla proposta della Commissione di abolire gli standard di vendita in Europa di 26 prodotti ortofrutticoli sui 36 esistenti, contro la quale non è stata raggiunta una maggioranza qualificata nonostante il voto contrario dell'Italia e di altri 15 Paesi. Una decisione che apre la strada ad evoluzioni di mercato che possono essere preoccupanti. Secondo la Coldiretti, infatti, il rischio è quello di trovarsi ad acquistare inconsapevolmente prodotti di scarto a prezzi elevati. Il provvedimento, infatti, sopprime le regole sulla dimensione, il peso e la qualità di origine di alimenti come cipolle, melanzane e albicocche che verrebbero assoggettati ad una generica definizione di merce sana, leale e mercantile, mentre lascia in vigore gli standard commerciali per dieci prodotti ortofrutticoli ritenuti rappresentativi per il mercato. (mele, agrumi, pere, kiwi, insalate in genere, pesche e nettarine, fragole, peperoni, uva da tavola e pomodori). Il sistema comunitario in vigore fino ad oggi, disciplinava la classificazione dell'ortofrutta in categorie e calibri per garantire l'omogeneità dei prodotti presenti in un imballaggio, con le relative tolleranze, l'obbligo o la facoltà di riportare in etichetta la varietà o la tipologia.
Secondo i produttori, per volere di semplificazione si è passati da un eccesso all'altro: adesso ci sarebbe troppa libertà di collocare in vendita merce non controllata qualitativamente. Un guaio non solo per i consumatori, ma " viene detto " per gli stessi agricoltori. E proprio Coldiretti individua da dove potrebbero arrivare i problemi. Il rischio " dice l'organizzazione agricola " è quello di una concorrenza sleale da parte dei nuovi Paesi dell'Est a danno dei consumatori e delle imprese agricole nazionali e delle loro cooperative.
In gioco, lo dicevamo all'inizio, le prospettive di un settore miliardario che da circa 24 milioni di tonnellate di frutta, ortaggi ed agrumi freschi, ottiene un fatturato, compreso l'indotto, di 22,8 miliardi di euro. Senza contare il contributo del settore all'export agroalimentare complessivo: nei primi sette mesi del 2008 sono state vendute all'estero più di 2 milioni di tonnellate di ortofrutticoli, per un valore pari a oltre 2 miliardi di euro (+16,9 per cento sul 2007). In questo modo, nei primi sette mesi dell'anno l'ortofrutticoltura ha determinano un saldo attivo di oltre 500 milioni di euro, con una crescita del 51,6% rispetto all'analogo periodo 2007.