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Onda della manovra sui docenti

Vittorio Spinelli giovedì 28 luglio 2011
L'irruzione della manovra di bilancio (legge 111 del 15 luglio 2011) sul comparto del pubblico impiego apporta gravi perdite sugli stipendi e sulle pensioni del settore. Il nuovo blocco della manovra sui contratti degli statali – salvo sorprese, aumenti effettivi degli stipendi si vedranno dopo il 2015 – rallenta la dinamica degli stipendi, con ripercussioni sui futuri trattamenti di pensione. I prossimi assegni mensili saranno calcolati su una base retributiva sostanzialmente immutata nel corso degli ultimi anni. A cascata, anche i diversi trattamenti di fine servizio seguono la stessa sorte. Ma anche l'Inpdap, che gestisce tutti i provvedimenti di quiescenza, dovrà mettere in bilancio minori entrate contributive.
Solo sul versante della previdenza, i dipendenti della scuola, fra i quali anche i docenti di religione ecclesiastici e laici, riescono in parte a limitare gli effetti restrittivi della manovra. Lo spiega l'Inpdap, nella recente nota operativa n. 27, per i dipendenti pubblici che andranno in pensione nel 2012 - 2013 - 2014. Se gli interessati accedono alla pensione con 40 anni di contributi, cioè l'anzianità contributiva massima indipendentemente dall'età, dovranno attendere un mese in più per riscuotere la rendita (nel 2012 dopo 13 mesi, nel 2013 dopo 14 mesi, nel 2014 dopo 15 mesi).
Questo aggravamento non si applica ai docenti di religione e a tutto il personale scolastico, per i quali restano confermate le norme che stabiliscono la decorrenza di pensione unica, ogni anno, il 1° settembre (1° novembre per il settore artistico- musicale).
Nuove pensioni. Così immutato il sistema delle decorrenze, si applicano invece a tutti i dipendenti statali, senza eccezioni, gli adeguamenti della manovra ai requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia o di anzianità nel 2013. A partire da questo anno si applica per la prima volta l'età pensionabile calcolata in mesi: per la vecchiaia 65 anni e 3 mesi, per l'anzianità occorre raggiungere quota 97 (somma di età e contributi) più 3 mesi. Il settore scolastico non è esente da questi nuovi requisiti, che sono collegati all'aumento della speranza di vita. L'Inpdap non ha ancora affrontato la loro applicazione ai docenti, se cioè ritenerli esenti anche da questa novità. Appare logico, tuttavia, che chi vorrà andare in pensione di vecchiaia nel 2013 dovrà aver compiuto, entro il 31 dicembre dello stesso anno, 65 anni e 3 mesi interi. In mancanza di questa nuova età, anche di un solo mese o pochi giorni, il requisito di legge verrà maturato nell'anno seguente, il 2014, e la pensione slitterà al 1° settembre 2014 (anziché 2013). La stessa situazione può verificarsi per chi accede alla pensione con il sistema delle quote. Nella rete cadono soprattutto i nati nei mesi di novembre e dicembre che subiscono il danno maggiore: saltano interamente l'anno 2013 in attesa del 1° novembre 2014, in barba alla declamata esenzione dalle decorrenze differite.