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Omonimia: pur piccina che sia l'odio non va via

Umberto Folena domenica 24 maggio 2020
Omonimia, nella vicenda grottesca che stiamo per raccontare, è decisamente una parolaccia. Il termine più corretto sarebbe googlegänger, da doppelgänger, alter ego, doppio o sosia, in genere maligno, ombra che riflette e incarna il lato oscuro dell'individuo. Su Google (Facebook, Instagram…) alcuni non sanno resistere alla tentazione di cliccare il proprio nome e cognome alla ricerca di omonimi: chi sono, che cosa fanno... e magari stringere amicizia, avendo come unica affinità iniziale un dato anagrafico. Accade anche che siano degli estranei a cercare persone note, imbattendosi nei loro omonimi. E innescando un turbine di equivoci che forse del tutto equivoci non sono ma rivelano, con crudo realismo, la trama oscura della nostra società.
Tutti conosciamo Silvia Romano, liberata dopo 18 mesi di prigionia in Somalia, e tornata in Italia tra le note polemiche. Il popolo grifagno degli odiatori s'è dato un bel daffare. Sennonché esiste una Silvia Romano bis (d'ora in poi SR2), della cui professione diremo alla fine. Le due Silvie hanno una vaga somiglianza, ma basterebbe una rapida visita al suo profilo per capire che SR2 è un'altra persona. Ma che importa? SR2 viene travolta da centinaia di messaggi trasudanti odio, da altri di benvenuto da parte di musulmani, e ancora insulti assortiti con minacce varie. Una classica shitstorm, termine inglese che non traduciamo per decenza.
Non domandiamoci subito che cosa faremmo noi al posto di SR2. Lei, il 13 maggio alle ore 10.28, pubblica questo semplice, scarno, inequivocabile post: «Non sono io quella Silvia Romano!!!!!". C'è un paio di esclamativi di troppo ma per correttezza filologica li lasciamo, così come non interverremo nelle prossime citazioni. Seguono – almeno nel momento in cui scriviamo – più di 7.300 commenti e 1.700 condivisioni. Ma quali commenti? Finalmente la lasciano in pace? No. La shitstorm si trasferisce sulla sua bacheca. Il commento esemplare, che racconta uno spicchio di Italia con cui dovremmo fare seriamente i conti, è questo: «Che tu lo sia o no... il volontariato dovevi farlo in Italia così tu ti sentivi comunque realizzata e noi con tutti quei soldi sfavavamo (non è un refuso, ndr) miliardi di italiani… egoista».
Non sei tu? Non importa! Io ti insulto lo stesso, il mio sdegno te lo vomito addosso comunque a nome dei "miliardi" (sic) di italiani affamati, o affavati, quello che è. La realtà non ha alcun valore al cospetto della mia immaginazione, unico parametro dell'esistenza. Così costui e molti altri. Poi, approfittando di una simil folla, ecco gli imbucati alla festa, quelli che scrivono "qualcuno gioca a warzone?", "vendo trattore tomo vinkovic", "vendo ciclette ellittica cibex usata poco", "cerco trilocale a Bologna", "colgo l'occasione per salutare mia mamma, ti voglio bene mamma!", "vendo motozappa compatta". Tutto si mescola come in una bolgia infernale, un sabba di ubriachi, un Helzapoppin'. Chi, dal nome arabo, scrive in arabo "Welcome to Islam, Silvia". Chi, appartenente alla tribù dei complottardi che non si fanno fregare, replica: "Hai lo stesso nome, lo stesso cognome, le assomigli… troppe coincidenze, #iononcicasco". Chi fa dell'ironia: "E chi sei tu per dirlo?" e "hai deciso di chiamarti Silvia spontaneamente o ti hanno costretto?". La "figlia di un carabiniere" annuncia: "Vi denuncio tutti!".
SR2 è l'assistente del rapper Anastasio, vincitore a X-Factor. Conosce il mondo della comunicazione. Per cui è lecito chiedersi: perché ha lasciato i commenti aperti a tutti, anziché limitarli ai soli amici? Perché non ha cancellato tutto? Trae danno o vantaggio dalla vicenda? Chi è googlegänger di chi, alla fine?