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Nuove risorse per l'olivicoltura

Andrea Zaghi sabato 11 ottobre 2008
Sedici milioni di euro per far fare uno scatto al comparto olivicolo italiano. A tanto, infatti, ammontano le risorse messe disposizione dal «contratto di filiera» che i produttori olivicoli sono riusciti a firmare. È un segnale importante proprio in una fase congiunturale difficile anche per l'agricoltura e l'agroalimentare, tartassati da prezzi in continua diminuzione e costi di produzione in aumento, oltre che da una domanda sostanzialmente stagnante. Le risorse attivate dal contratto di filiera " firmato in particolare dall'Unaprol, il consorzio più importante fra quelli olivicoli italiani " saranno messe a disposizione delle aziende per organizzare quelli che tecnicamente vengono chiamati «servizi reali alle imprese». In parole più semplici, gli olivicoltori avranno risorse fresche per attivare le procedure di certificazione della qualità, per la tracciabilità del prodotto, per la certificazione della coltivazione biologica delle olive, ma anche per dare vita a corsi per la formazione del personale e ad azioni di valorizzazione e di promozione dell'olio extravergine di oliva sui mercati nazionali ed esteri. Il progetto, spiegano gli stessi produttori, coinvolge direttamente la struttura di Unaprol insieme a 14 grandi aziende olivicole in Puglia,
Lazio, Umbria e Toscana.
Se per l'olio di oliva italiano qualcosa si muove, per il resto dell'agroalimentare del Paese la situazione sembra peggiorare di giorno in giorno. Basta guardare agli ultimi dati della Coldiretti. A settembre, i prezzi alla produzione dei prodotti agricoli si sono ridotti di un ulteriore 6,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre quelli al consumo dei prodotti alimentari e bevande sono cresciuti del 5,8%. Certo, dietro ai dati generali si nascondono situazioni differenziate. Vini e frutta, per esempio, hanno visto crescere le loro quotazioni rispettivamente dell'1,7 e del 3%. Contemporaneamente, tuttavia, gli ortaggi hanno subito un tracollo del 30% circa e i cereali quasi del 20%. Tutto mentre al consumo i prezzi sembrano aver imboccato una strada al rialzo quasi senza ritorno; con esempi che ormai sono quasi entrati nel "vissuto" quotidiano dei consumatori e degli analisti del settore, come quello del latte il cui prezzo dalla stalla alle tavole si moltiplica del 241%. Intanto, naturalmente, la forbice fra costo di produzione e remunerazione del prodotto si sta allargando ancora. Sempre secondo la Coldiretti, l'incremento medio dei costi nelle campagne è stato del 10% con aumenti record proprio per la coltivazione dei cereali come il grano, dovuti soprattutto ai concimi necessari per fertilizzare il terreno, per i quali si è verificato un aumento del 56%, e alle spese energetiche, con un aumento medio del 13%.
La vicenda dell'olio di oliva probabilmente non è esattamente replicabile sugli altri comparti agricoli, ma qualcosa deve pur indicare: cooperazione e associazionismo avveduti possono fornire strumenti utili per tentare di superare la crisi.