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Nuove intese ai confini di legge

Vittorio Spinelli giovedì 1 luglio 2010
È iniziata da alcuni giorni l'attività parlamentare per trasformare in legge alcune intese con nuove confessioni religiose. La procedura legislativa, prevista dall'art. 8 della Costituzione, interessa ora gli ortodossi, i mormoni, gli induisti, i buddisti, la Chiesa apostolica, i testimoni di Geova, confessioni tutte che, dopo un primo accordo con lo Stato italiano, da tempo sono in lista di attesa per l'approvazione parlamentare. Oltre al rispettivo riconoscimento ufficiale e alle garanzie per la libera attività in Italia, gli accordi consentiranno, in seguito, di partecipare alla ripartizione dell'8 per mille dell'Irpef.
Le Intese, proposte dal Governo con 6 distinti disegni di legge, riportano norme di tutela in materia di istruzione, assistenza spirituale, edifici ed enti di culto ecc., analoghe a quelle previste dalle intese già in vigore con lo Stato (cattolici, ebrei, avventisti, battisti, luterani, pentecostali). In campo assicurativo, i sei disegni di legge contengono tuttavia norme che si discostano da quelle in vigore nel sistema previdenziale consolidato.
Zero contributi. Per i ministri di culto degli ortodossi, dei buddisti e dei testimoni di Geova è prevista la "facoltà" di essere iscritti all'Inps nel Fondo di previdenza per il clero. La mancanza di un preciso obbligo di iscrizione al Fondo, e quindi la possibilità di non pagare alcun contributo alla previdenza, opera una diversità di trattamento con i ministri di culto delle confessioni riconosciute con le precedenti Intese. Tra l'altro i testimoni di Geova, sin dal 1979 (decreto ministeriale del 29 gennaio), hanno premuto per ottenere in via amministrativa l'iscrizione obbligatoria al Fondo Clero, ove sono regolarmente iscritti, ed ora intendono svicolare dalla contribuzione.
Soprattutto, la "facoltà" è in contrasto con l'impianto della previdenza sociale, che prevede l'assicurazione obbligatoria fondata sul principio di solidarietà tra le diverse categorie di assicurati, al loro interno e con le generazioni contigue. Le nuove intese minano quindi alla base il sistema, introducendo un principio che potrebbe essere poi invocato anche da altre categorie sociali con effetti dirompenti.
In posizione analoga appare anche la previdenza per i mormoni, i cui ministri di culto svolgono il proprio "servizio" a titolo gratuito e senza ricevere alcun compenso. La chiesa mormone provvede alla copertura sanitaria per i rispettivi ministri ma la loro intesa tace su contributi e pensioni. Il ministero svolto a titolo gratuito non giustifica tuttavia il silenzio (l'esonero?) sugli obblighi previdenziali italiani.
Inps oppure. La Chiesa apostolica in Italia e gli induisti prevedono un proprio sistema di sostentamento, fiscalmente equiparato al reddito da lavoro dipendente. Entrambe le confessioni provvederanno alla previdenza dei loro ministri, con un generico impegno ai contributi pensionistici previsti dalle leggi vigenti (Inps, Inpdap o chi?).