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Non sarà la «religione civile» a vincere l'eutanasia

Pier Giorgio Liverani domenica 15 ottobre 2017
Il suicidio assistito, in Svizzera, di un sessantenne da 40 anni totalmente invalido e cieco, da sei non più assistito nemmeno dalla ex moglie, ha indotto alcuni giornali ad approvare quella che vien fatta passare per la "morte felice" (dal greco "eutanasia"). In un suo drammatico memoriale, il sessantenne spiega: «Proprio perché amo la vita ora rinuncio ad essa». Una specie di testamento "spirituale" laicista e una sollecitazione alle Camere per il varo della legge sul "fine vita".
Questa nuova triste vicenda si è incrociata sui giornali con un casuale dibattito molto "laico" sulla «questione morale». La causa di queste morti "liberatrici" e di altro sarebbe – Il Fatto Quotidiano, giovedì 12 – «la mancanza di una religione civile». Questa carenza è invece una formula piuttosto vaga usata però per qualsiasi circostanza. La si è trovata anche nella lettera di una laureata di 26 anni che scrive a Repubblica: «Sono disoccupata e da un po' di tempo penso alla morte, alla vita e a come sarebbe tutto più facile se mi decidessi a staccare la spina...». Però «non è la disoccupazione a farmi pensare al suicidio, ma è il senso di inutilità, il peso del fallimento, la vigliaccheria che mi assale...».
No: non è questione di inesistenti religioni artificiali. Sono piuttosto l'egoismo e l'egotismo diffusi a generare la solitudine, la lontananza e l'ignoranza del prossimo, a chiudere le porte dell'accoglienza, a cancellare il futuro, la crisi della fraternità e della solidarietà che alimentano la progressiva – se così si può dire – "dereligiosità" e, dunque, anche la mancanza di quella speranza che genera e sostiene la vita e rifiuta l'eutanasia, il biotestamento e lo scarico di tutti i propri mali sugli altri, magari quelli che, invece, hanno scoperto il prossimo.
Magari la pagina di un giornale, che però non dovrebbe aiutare a gridare a tutti i propri guai. I quali forse sparirebbero se il clima della comunità sociale non fosse stravolto dalla corruzione, dall'egoismo, dal lungo elenco dei mali del tempo: corruzione, matrimonio fondato per molti più sul sesso che sul cuore, principio di autodeterminazione frutto dell'egotismo, dottrina del gender, forniture di morte a richiesta e tutto ciò che da molti è considerato conquista di civiltà e invece sono gli strumenti con cui si vorrebbe realizzare la impossibile "religione civile".

SOLO UN EURO
Un redattore del Tempo si è finto mendicante per misurare il grado di "carità" dei preti e delle suore e si è piazzato nei pressi della basilica di San Pietro. Si era preparato con citazioni di papa Francesco e della Bibbia. Il risultato – racconta – è stato però deludente: un euro da un prete tra i molti incontrati. Sarebbe interessante sapere quanti ne dà lui ai mendicanti, oltre l'euro che ha "restituito" a un mendicante vero.