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Non di solo euro può vivere lo spirito del continente

Maria Romana De Gasperi sabato 29 settembre 2012
Il 50° congresso dell'Associazione dei giornalisti europei si è svolto il 20-23 settembre vicino a Sofia. In realtà ci sono voluti 150 chilometri di strada prima di arrivare al posto del Congresso, scelto tra le montagne della Bulgaria. Un cielo dalle cento tonalità di grigio pesava su di noi con cirri sconvolti dal vento. Poi la notte. Qualche debole luce ai lati della strada faceva scoprire piccoli villaggi che sembravano disabitati. La conversazione nella nostra macchina era già spenta quando ci trovammo d'improvviso in mezzo a costruzioni moderne tutte in legno, ridisegnate nella notte da profili di luce su ogni tetto, ogni balcone: è il Pirin grand Hotel club dove vengono ospitati, per questo incontro, 80 giornalisti dei Paesi d'Europa. I temi proposti erano due: «Quale futuro per l'Unione europea in un mondo altamente globalizzato ed interdipendente», ed il secondo «I Balcani e l'Unione europea». La domanda più immediata era se lo spirito dei padri fondatori fosse andato perduto o come rimediare ad un disorientamento oggi tanto vivo sulle finalità dell'Unione europea. Gli Stati che hanno adottato l'euro non sono stati preceduti da organi di controllo, così si è assistito a un innalzamento non previsto del debito pubblico. L'impressione è che le istituzioni europee si impegnino a riflettere su questa situazione solo in seguito alle crisi, in parte provocate dall'egoismo stesso degli Stati membri. Per affrontare le sfide del futuro serve quindi un'Unione europea più forte, più solidale poiché nessuno Stato da solo potrà competere con le nuove forze economiche e politiche emergenti soprattutto nel continente asiatico. Lo scetticismo dei giovani nei confronti dell'Unione ha questa origine: l'aver proposto come ragione di unità solo interessi economici che non reggono, se dietro non si costruisce anche una comune politica. Gli stessi deputati a Bruxelles, quando rientrano nei propri Paesi, non comunicano a chi li ha votati quello spirito europeo che muore se non gli si dà vita attraverso tutti i componenti della comunità. Lo abbiamo sentito ripetere negli interventi di illustri esperti quella sera, ma ben più grave è apparsa nei confronti dell'Unione la situazione dei Balcani, in modo particolare della Macedonia, ex Repubblica jugoslava che storicamente comprende anche la Bulgaria e la Grecia. Poche sono le notizie che abbiamo sulle situazioni interne di questi Paesi che, secondo l'opinione dei giornalisti, spesso non comunicano neppure tra loro. Il Congresso di Sofia ha approvato una mozione sulla libertà di stampa ed ha invitato le istituzioni e i governi nazionali ad impegnarsi per far rispettare questo fondamentale principio di democrazia e di libertà. Questo incontro potrebbe portare come conseguenza positiva l'impegno di ogni giornalista a parlare d'Europa, a mantenere vivo il senso di una condivisione di idee, di principi, di voglia di un futuro comune.