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Nelle voci del Baltico risuona la spiritualità dell'altro Novecento

Andrea Milanesi domenica 26 gennaio 2003
Il Mar Baltico rappresenta uno specchio naturale sopra cui si affacciano e riverberano secoli di storia e tradizioni, saghe e leggende, miti e credenze religiose che hanno fatto grandi i popoli che ne hanno abitato le coste. Proprio da lì gli anni più recenti hanno visto via via affermarsi una vivacità intellettuale e culturale che si è imposta come uno degli scorci più interessanti e originali del panorama artistico internazionale. Senza mai rinnegare l'evidenza delle proprie peculiari diversità, paesi come Danimarca, Svezia, Finlandia, Russia, Estonia, Lettonia e Lituania vanno così riscoprendo una corrispondenza ideale che proprio in ambito musicale si sta traducendo in uno scambio continuo di rapporti e influenze reciproche; soprattutto oggi quando, in seguito alla caduta del Muro di Berlino e alla conseguente apertura delle frontiere, è definitivamente uscito allo scoperto un brillante nucleo di compositori fortemente legato all'esperienza musicale di carattere sacro. Nel cd Baltic Voices (pubblicato da Harmonia Mundi e distribuito da Ducale) Paul Hillier e l'Estonian Philharmonic Chamber Choir intendono appunto "dare voce" a quelle correnti artistiche che si sono sviluppate nel Nord Europa del XX secolo. Autori e opere intrecciate tra loro in una fitta trama di legami che - da Copenaghen a San Pietroburgo, da Riga a Stoccolma, da Helsinki a Tallinn - si identificano qui nel "suono" di una coralità espressa ora dalle lunghe arcate melodiche dei Salmi di Davide dell'estone Cyrillus Kreek (1889-1962), ora dagli squarci celestiali di Ascolta la mia preghiera, o Signore dello svedese Sven-David Sandstrøm (classe 1942), ma soprattutto attraverso la serenità conciliante di Dona nobis pacem del lituano Peteris Vasks (classe 1946) o ancora l'iridescente vivacità ritmica del brano «...che era il figlio di...», dedicato dall'estone Arvo Pärt (classe 1935) al passo evangelico in cui Luca ricostruisce la genealogia di Gesù. Lavori che, alla luce di sonorità trasparenti e austere, permettono di cogliere echi di omofonie medievali e polifonie rinascimentali, poggiati sulla tradizione vocale ortodossa e innestati sul linguaggio carico di tensione dell'avanguardia contemporanea: la proposta di una centralità spirituale in una società in forte ricerca di identità.