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Nelle quattro «Missae breves» la spiritualità più raccolta di Bach

Andrea Milanesi domenica 21 ottobre 2007
Del repertorio sacro di Johann Sebastian Bach (1685-1750) siamo perlopiù abituati a celebrare la grandiosità delle forme e l'imponenza delle architetture sonore di opere come la Messa in si minore, le Passioni, gli Oratori o la sterminata produzione delle Cantate; pagine immortali a cui il Thomaskantor di Lipsia ha saputo conferire una dimensione di solenne austerità, un senso di vertigine causato da spazi sconfinati e monumentali proporzioni che si aprono a strapiombo su melodie sublimi, coinvolgenti e commoventi. Esistono però partiture che il genio bachiano ha illuminato di una spiritualità maggiormente raccolta, ma non per questo meno autentica e sincera, e che sarebbe inopportuno giudicare "minori" solo perché adombrate dalla maestosità e dalla fortuna dei capolavori maggiormente frequentati.
È questo il caso delle quattro Missae breves BWV 233-236, scritte con ogni probabilità nel 1738 e conosciute anche come "Messe luterane", recentemente registrate dal complesso vocale e strumentale Cantus Cölln diretto da Konrad Junghänel (2 cd pubblicati da Harmonia Mundi e distribuiti da Ducale); si tratta di composizioni liturgiche relativamente brevi, appunto, perché costituite dalle uniche sezioni del Kyrie e del Gloria, e quasi interamente costruite su "parodie" di altre opere sacre, concepite cioè rielaborando materiale tematico già precedentemente utilizzato dall'autore in alcune tra le sue più famose e affascinanti Cantate.
La registrazione integrale dei Mottetti BWV 225-230 (a cui si aggiunge anche l'incompiuto BWV Anh. 159) segna invece il ritorno all'arte bachiana del blasonato Hilliard Ensemble (cd pubblicato da ECM e distribuito da Ducale). Come sempre impeccabile nell'intonazione e nel raggiungere senza difficoltà le vette più impervie delle trame contrappuntistiche, la formazione vocale britannica svolge un minuzioso lavoro di cesello nelle parti, senza però mai decollare verso dimensioni trascendentali; in un'interpretazione tecnicamente perfetta, ma meno incline a confrontarsi con la drammaticità e la potenza espressiva di quella «musica assoluta» " per dirla con Wagner " che è indirizzata sì agli intelletti più colti e raffinati, ma che deve innanzitutto rinsaldare ed elevare lo spirito di chi l'ascolta.