Rubriche

Nel pomodoro industriale l'Italia si conferma la più forte del mondo

Andrea Zaghi domenica 11 giugno 2017
L'Italia è il primo esportatore mondiale di pomodoro da industria. Un record che può far sorridere, e che invece indica non solo la nostra capacità produttiva dal punto di vista tecnico e qualitativo, ma anche e soprattutto il valore che può generare l'agricoltura del Paese.
A mettere in fila numeri da primato, è stato l'Ismea (l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) che ha effettuato il suo consueto rapporto sul comparto. Si tratta di dati importanti.
Il giro d'affari stimato lo scorso anno per questa produzione, arriva a 3,2 miliardi. L'Italia – spiega una nota di Ismea –, riveste un ruolo di primaria importanza nella filiera dei trasformati del pomodoro. Secondo i dati elaborati lo Stivale agricolo è il primo esportatore mondiale sia di polpe che di pelati (con una quota del 77% del valore mondiale, davanti alla Spagna che ha solo il 6%), sia di passate e concentrati (26%, seguita in questo caso a stretto giro dalla Cina col 25%).
Ma non basta. Perché secondo il monitoraggio delle vendite al dettaglio Ismea-Nielsen, nel 2016, pare si sia interrotto l'andamento negativo delle vendite al dettaglio che proseguiva ormai addirittura da un decennio. E i primi mesi del 2017 confermano questa inversione di tendenza, segnando un +1,7% in volume e un + 1,1% in valore. Ottime, in particolare, le prestazioni di mercato di sughi pronti e pomodorini, che crescono in valore rispettivamente del 6,9% e dell'8% nel periodo gennaio-aprile 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016 (6,5% e 5,3% in volume). Numeri, questo ultimi, che vanno di pari passo con latri sempre elaborati dall'Ismea che indicano in generale una ripresa dei consumi alimentari. Dopo una serie di segni meno nel 2016, la spesa delle famiglie per gli acquisti agroalimentari registra un'inversione di tendenza nel primo trimestre 2017 (anche se a fare "da traino" sono prodotti confezionati).
Certo, occorre guardare tutte e due le facce della medaglia. L'Italia continua comunque a importare rilevanti quantità di passate e concentrati (soprattutto di questi ultimi). Siamo il secondo importatore mondiale dopo la Germania, con un valore assoluto di 154 milioni di euro nel 2016, ben il 54,4% in più rispetto al dato di cinque anni prima. In questo caso, è vero anche che il prodotto proveniente dall'Asia (dalla Cina in particolare), fa una forte concorrenza a quello nostrano.
Ma rimane il dato di fatto. Siamo ai massimi livelli mondiali in un comparto – quello del pomodoro da industria, appunto –, che rappresenta la tradizione agroalimentare nazionale, ma anche un'attività economica che genera ricchezza e occupazione.