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Nel Pil in calo del terzo trimestre 2018 è cresciuta solo l'agricoltura

Andrea Zaghi domenica 2 dicembre 2018
Nonostante tutto l'agricoltura vince. Può essere questa l'indicazione generale che arriva dagli ultimi dati relativi all'andamento del Prodotto interno lordo (Pil) così come rilevati dall'Istat. Indicazione che, come tutti i dati statistici, deve essere ragionata e spiegata, ma che fornisce il senso del valore di un settore che troppo spesso viene visto solo in modo parziale e riduttivo.
Ad analizzare dal punto di vista agricolo i numeri dell'Istat, ci ha pensato Coldiretti che in una nota ha spiegato come il Pil agricolo nel terzo trimestre 2018 sia cresciuto dell'1,6% ponendo quello agricolo come il solo settore dell'economia che ha fatto registrare un aumento congiunturale del valore aggiunto. Quello dell'industria, infatti, è diminuito nello stesso periodo del -0,1%, quello dei servizi del -0,2%.
Coldiretti poi sottolinea il fatto che l'agricoltura peraltro fa anche segnare un aumento del 4,8% del valore aggiunto del terzo trimestre rispetto allo stesso dell'anno precedente, il valore più alto tra tutti i settori.
Buone notizie, quindi, che diventano ancora migliori se si tiene conto che il risultato positivo dell'agricoltura è arrivato nonostante gli effetti del maltempo e delle quotazioni di mercato insoddisfacenti in alcuni settori. Un effetto, quest'ultimo, dovuto secondo Coldiretti alle «distorsioni di filiera e alle importazioni selvagge che fanno concorrenza sleale alla produzione nazionale perché vengono spacciati come Made in Italy per la mancanza di indicazione chiara sull'origine in etichetta per tutti i prodotti».
Certo, forse è eccessivo definire l'agricoltura come «motore» oppure «locomotiva» dell'economia, ma è indubbio il suo valore «forte» sia per l'economia nazionale che per l'immagine dell'Italia. A patto che si guardi per davvero a tutto il comparto. Agricoli e d'eccellenza non sono infatti solamente i prodotti tipici magari a denominazione d'origine, ma anche il resto dei grandi prodotti (da quelle cerealicoli a quelli lattiero-caseari), che costituiscono poi la base per altri prodotti agroalimentari altrettanto d'eccellenza. Oltre a tutto questo, infine, è necessario tenere sempre conto della natura di «fabbrica a cielo aperto» propria di gran parte delle aziende agricole. E tutto senza contare i tempi di produzione non perfettamente controllabili dagli imprenditori stessi. Insomma, se da un lato l'agricoltura «vince» più di altri settori, dall'altro rimane un'attività particolare. E da queste due condizioni opposte che devono nascere politiche nuove e più incisive.