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Nei Mottetti di Milani l'armonia e lo splendore della Roma del 600

Andrea Milanesi domenica 10 ottobre 2010
Che spettacolo la Roma del Seicento! Le linee architettoniche delle sue piazze, delle chiese, dei palazzi e delle fontane rappresentano le quinte di una scenografia naturale tra le più affascinanti e incomparabili del mondo intero e riverberano il loro splendore tra i quadri, gli affreschi e le statue destinate ad arricchire gli ambienti interni delle nobili dimore e dei luoghi di culto: un inno alla Bellezza a 360 gradi, a cui la musica ha saputo fornire un'adeguata colonna sonora che ne ha amplificato a dismisura il portato trascendentale.
Come quella composta da Alessandro Melani (1639-1703), che nella sua lunga e prestigiosa carriera ha ricoperto la carica di maestro di cappella nelle cattedrali di Orvieto, Ferrara, Pistoia e, una volta trasferitosi a Roma, presso la Basilica di Santa Maria Maggiore e poi la Chiesa di San Luigi dei Francesi, centri nevralgici della vita spirituale della Città Eterna; qui, tra riti pubblici e funzioni private, ha dato origine a una significativa produzione di brani di carattere religioso che non meritano certo l'oblio in cui sono caduti nei secoli. Così la pensa Rinaldo Alessandrini, stimato direttore ed eccellente interprete di antichi repertori, che seduto all'organo ha guidato il suo ensemble vocale e strumentale Concerto Italiano in una preziosa antologia di pagine sacre raccolte in un disco intitolato semplicemente Mottetti (cd pubblicato da Naïve e distribuito da Jupiter).
Opere accomunate da una precisa connotazione stilistica e da una tratto linguistico che denota perfettamente i fremiti che andavano scuotendo il panorama artistico dell'epoca. Ma più delle qualità tecniche della scrittura e formali di un linguaggio che si andava plasmando nella sintesi tra registro ecclesiastico e operistico, queste musiche hanno il dono della naturalezza e della spontaneità, come testimoniano il solenne Salve Regina concertato, il maestoso Magnificat a otto voci o le incantevoli Litanie della Beata Vergine a due cori alternati; non a caso tre composizioni di devozione mariana, in cui Melani fa sfoggio del suo innegabile talento nel tratteggiare una tenerezza di accenti e l'espressione evidente di una dolcezza materna che riesce a creare un contatto puro e sincero tra umano e divino.