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Antonio abate. Nei grovigli e nei deserti del cuore Dio è con noi

Matteo Liut mercoledì 17 gennaio 2024
Nei nostri deserti umani e spirituali, lì dove sentiamo che l’aridità del cuore e dell’anima ci soffoca, dentro al buio dei grovigli del cuore e della mente, Dio non ci abbandona. Potente e avvolgente ci arriva oggi questo messaggio, anche grazie all’eredità di sant’Antonio abate. «Io ero qui e assistevo alla tua lotta» è la risposta che, secondo il racconto di sant’Atanasio, Dio diede a sant’Antonio, quando quest’ultimo si lamentò delle sofferenze patite durante l’inizio del suo percorso da eremita nel deserto d’Egitto. Nato attorno al 250 a Coma, a 20 anni si ritirò in una spelonca nei pressi del villaggio, per poi trasferirsi sulle rive del Mar Rosso. In quegli 80 anni da eremita alla ricerca di Dio attraverso l’essenzialità, Antonio divenne un punto di riferimento spirituale per i suoi contemporanei. Lasciò il suo romitaggio solo due volte, la prima per andare in soccorso dei fedeli di Alessandria provati dalla persecuzione scatenata da Massimino Daia e la seconda, su invito di Atanasio, per esortare la comunità locale a rimanere fedele alla corretta dottrina, in particolare ai dettami usciti dal Concilio di Nicea. Morì nel 356 e nell’iconografia tradizionale è rappresentato circondato da donne bellissime, che rappresenterebbero le tentazioni, oppure da animali domestici, in particolare il maiale, di cui è considerato il protettore. Altri santi. San Giuliano Saba, eremita (IV sec.); san Marcello, vescovo (V sec.). Letture. Romano. 1Sam 17,32-33.37.40-51; Sal 143; Mc 3,1-6. Ambrosiano. Sir 44,1;46,6e-10; Sal 105 (106); Mc 3,31-35. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata