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Nei giorni uggiosi le memorie di fede

Maria Romana De Gasperi sabato 22 agosto 2015
Se non sapete che fare perché è una brutta giornata di pioggia e contate le ore delle vostre vacanze che se ne vanno senza offrire niente di piacevole, provate a cercare nelle valli di montagna o nelle colline che guardano il mare cosa vi ha lasciato chi ha vissuto un tempo prima di voi. Oggi nuvole basse nascondono il sole e tutto sembra grigio ed inutile. Un uomo di campagna mi racconta che suo padre quando il tempo era cattivo e non poteva tagliare il grano andava a pregare al santuario, quello sopra a Feltre e la luce solare ritornava a splendere immediatamente. Fu così che incontrammo Vittore e Corona. Protettori dell'antica città di Feltre, i martiri cristiani Vittore e Corona guardano dall'alto di uno sperone i paesi e le valli, dal Piave al Grappa, alla pianura fiorita di colli e ville fino alle lontane Dolomiti.L'antico castello costruito come difesa armata e collegato attraverso altre costruzioni ai monti vicini, divenne verso il Mille anche difesa spirituale nel ricordo del soldato Vittore. La fonte più antica che ci narra la sua storia è da cercare nello scritto di un diacono della chiesa di Antiochia del IV secolo che racconta come egli abbia difeso la propria fede con grande serenità, anche davanti a terribili torture. La giovane Corona, colpita dalla testimonianza del soldato e sposa di un suo compagno d'armi, dichiarò di essere anche essa cristiana e affrontò la stessa morte violenta. La leggenda racconta che i corpi dei martiri, partiti dalla Siria vennero trasportati a Cipro, poi a Venezia e infine a Feltre. Ma quando il carro sul quale erano le spoglie dei santi arrivò alle falde della montagna, i cavalli che lo trascinavano si rifiutarono di salire. Inutilmente vennero spinti, sferzati, aiutati. Finché nella notte san Vittore vestito della sua divisa da soldato, appare a una semplice donna del luogo e le suggerisce di sostituire i cavalli con le sue giovenche che al mattino avrebbero attraversato veloci il bosco per arrivare in cima alla roccia. Il santuario, iniziato nel 1096 e costruito in soli cinque anni, si trova in cima a una imponente gradinata.Lo stile romanico arricchito di influssi bizantini è a croce greca, sulla facciata alcuni aquilotti in pietra ricordano le visite degli imperatori Carlo IV di Boemia e Sigismondo d'Austria, tra il 1300 ed il 1400. Ciò che più impressiona è l'interno arricchito da archi e volte che si incontrano sorretti da colonne di marmo con splendidi intarsi colorati mentre alle pareti le figure di martiri e di santi sembrano rivivere nel colore rosato degli affreschi che danno l'impressione siano colpiti dal sole. Chi vi entra oggi, nel grande silenzio resta quasi confuso per la varietà delle figure, per la gloriosa storia dei due giovani martiri e per l'intensità dell'affresco dell'Ultima Cena dove Giuda è posto al di là della tavola per distinguerlo dagli apostoli fedeli. Poi un frate solitario ci accompagna all'uscita a scoprire che anche la nostra pioggia ha lasciato strisce di luce nel cielo.