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Agnello di Napoli. Monaco e abate, uomo dei segni prodigiosi

Matteo Liut domenica 14 dicembre 2014
Un monaco che operava segni miracolosi, una presenza religiosa le cui radici erano in Africa, una biografia incerta ma una santità attestata dall'affetto e dalla devozione dei fedeli. Sono questi gli "ingredienti" della storia di sant'Agnello di Napoli, la cui vita può essere ricostruita soprattutto grazie a un testo scritto nel decimo secolo da un suddiacono napoletano che era stato guarito per intercessione di Agnello. Si apprende così che questo monaco e abate compì segni prodigiosi anche in vita. Di lui si sa che morì all'età di 61 anni tra il 590 e il 604, forse nel 596, e che fu alla guida del monastero, probabilmente di regola basiliana, fondato da un vescovo di Abitina in Africa, Gaudioso Settiminio Celio, fuggito nel V secolo dall'occupazione dei Vandali.Altri santi. San Pompeo di Pavia, vescovo (IV sec.); san Giovanni della Croce, sacerdote e dottore della Chiesa (1540-1591). Letture. Is 61,1-2.10-11; Lc 1; 1 Ts 5,16-24; Gv 1,6-8.19-28. Ambrosiano. Is 11,1-10; Sal 97; Eb 7,14-17. 22. 25; Gv 1,19-27a.15c.27b-28.