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Michelangelo, un terremoto di cinque anni

Daniela Pozzoli venerdì 3 ottobre 2008
L'idea è buona: genitori, tornate alla "scienza dell'istinto", non date retta a parenti, amici, nonni né tanto meno a manuali e saggi vari, fate come vi sembra giusto e nove su dieci non sbaglierete. I genitori hanno una «marcia in più» e dovrebbero fidarsi di sé stessi e dell'amore che li guida nelle scelte che riguardano i propri figli. Per esempio, nessun dramma se la crescita del bebè non rientra alla perfezione nelle tabelle dei pediatri né negli standard di ciccia delle pubblicità: se il bambino sorride felice e ha un bel colorito, vuol dire che va tutto bene. Oppure non prestare ascolto a chi dice che a prenderlo troppo in braccio il piccolo «si vizia»: se le coccole fanno piacere alla mamma e al bambino, che problema c'è?
Decine di altri esempi affollano il libro di Elisabetta Zocchi, giornalista esperta di prima infanzia, dal titolo «Non leggete libri per crescere i vostri bambini» (Rizzoli, pag. 224, euro 15). Il testo cerca di smontare l'ansia di perfezione che oggi circonda i neo-genitori, incoraggiandoli a fidarsi delle loro qualità educative "naturali", spontanee, "empatiche". L'autrice fa a pezzi molti luoghi comuni che infestano la prima infanzia. Ad esempio quello della «stimolazione»: giochini, sonagli, lucette, carillon e quant'altro sono una calamità per il bebè, una sorta di accanimento pedagogico inutile e anzi dannoso. Molto meglio " si legge nel libro " una famiglia normale e affettuosa, cornice ideale per lo sviluppo dell'emotività e, di conseguenza, delle facoltà intellettive.
Tutto bene? Molti sì e un (piccolo) no: perché se il libro è una lettura gradevole e incoraggiante, è però pur sempre un insieme di consigli. Insomma, un manuale"
(A.Ma.)