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Megafoni di menzogne e veleni di seconda classe

Gianni Gennari mercoledì 18 aprile 2012
Ieri sul "Fatto"(p. 18) Marco Politi funerario: "Piergiorgio Welby, suicida di seconda classe": 4 colonne e due foto. Sa che il cardinale Ravasi celebra una Messa in suffragio di «Antonia Pozzi, poetessa morta suicida» nel 1938, e accusa indignato: per lei sì, ma allora perché il no del 2006 al povero Piergiorgio Welby? Forse «un suicidio di seconda classe»? Con supplemento: anche per Giovanni Nuvoli che «si lasciò morire» esequie religiose! Ecco: la solita Chiesa sempre spietata, ma talora falsamente accogliente con doppiezza voluta per ingannare tutti: ipocritamente "crudele" con Welby nel 2006 e ipocritamente "pietosa" oggi con la Pozzi… Che dire? Troppo intelligente e troppo informato, Politi, per non capire le differenze. Non varrebbe la pena di ricordarle a lui, ma forse ai lettori sì. La differenza tra la vicenda Welby e ogni altra in cui c'è accoglienza e pietà è nel fatto che quella fu pilotata con fini ideologico-politici per il diritto di eutanasia, in opposizione urlata a Chiesa e coscienza etica cattolica. Qui ne ho scritto altre sei volte (e tante altre volte altri in altre pagine) ricordando quella voce registrata: «Ci serve vivo almeno fino a Natale!» Chiara strumentalizzazione, voluta ed esplicita. A parte ogni altro discorso, quella fu e resta la differenza vera tra la dolorosa vicenda Welby e le altre nominate, compreso Giovanni Nuvoli e ancor più chiaramente Antonia Pozzi. Il cardinale Ravasi queste cose le conosce benissimo e da pastore fedele e avvertito agisce in conseguenza. Le conoscono bene anche il collega Politi e persino i radicali che cavalcano ancora quella menzogna, ma fanno finta di non conoscerle. E questa, sì, è proprio un'altra "classe": di demerito. P.S. Ieri in tema anche Veneziani ("Giornale", p. 1) e Guarini("Foglio", p. 3), ma è diverso: non sanno ciò di cui scrivono…