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Malgrado i costi, i campi tengono

Andrea Zaghi sabato 16 febbraio 2013
Nonostante tutto, l'agricoltura va avanti. Nel 2012 il valore aggiunto del settore è cresciuto del 2,2% a prezzi correnti mentre le esportazioni continuano a far segnare traguardi positivi. Certo, le imprese agricole sono sotto il tacco dei prezzi che non crescono a sufficienza e dei costi che crescono a dismisura, ma il segnale positivo c'è e va valutato con attenzione.All'andamento del comparto sono ovviamente molte attente le associazioni di categoria. Stando dunque a Coldiretti, i campi tengono botta alla congiuntura difficile, anche se è stato colto un calo congiunturale nel quarto trimestre. Effetto anche del drastico taglio delle produzioni in termini quantitativi. La campagna vitivinicola, per esempio, è stata tra le più scarse degli ultimi decenni (-8%) e sembra prospettarsi un'annata in flessione anche per l'olio di oliva (-11,7% sul 2011), frutta (-9,7%) e ortaggi (-7%), secondo le previsioni dell'Ismea. Anche mais e soia hanno accusato nel 2012 una flessione dei raccolti, rispettivamente del 16 e del 4,4%, mentre frumento duro e tenero hanno registrato un incremento della produzione, rispettivamente pari a +12,4% e a +22,9%.Tagli in parte compensati dalla crescita media dei prezzi pari al 2,1%, a fronte però di un incremento medio del 2,8% dei costi per effetto dei forti rincari dei prodotti energetici (+7,9% rispetto al 2011), degli animali di allevamento (+6,6%), dei mangimi (+5%) e dei concimi (+4,1%). Per questo, altre organizzazioni vedono più la parte negativa della situazione agricola, addirittura presagendo il rischio di un credit crunch.Eppure le risorse per rilanciare pare vi siano ancora. Almeno sul fronte delle esportazioni. Sempre nel 2012, infatti, l'export agricolo in valore ha raggiunto un record storico con vendite per 31,8 miliardi di euro, pari ad oltre il doppio degli autoveicoli spediti all'estero. Che, detto in altro modo, conferma il ruolo trainante svolto dai cibi e bevande Made in Italy sul mercato estero dove la crescita complessiva di prodotti agricoli, alimentari e bevande è stata del 5,4%. Certo, la maggior parte delle esportazioni interessa i Paesi Ue per un valore stimato di oltre 23,3 miliardi (+3%), ma i nostri prodotti agroalimentari crescono anche negli Stati Uniti, con 2,6 miliardi (+10%), e nei mercati asiatici, dove si è avuto l'incremento maggiore con un +21% (2,5 miliardi).Compressi fra costi in aumenti e prezzi non all'altezza, i bilanci delle imprese devono quindi molto alle vendite all'estero. Ciò che occorre capire, adesso, è come fare a conciliare la crescita della domanda esterna con l'aumento dei costi interni e gli effetti dell'andamento climatico (il cosiddetto fattore della produzione non controllabile nelle aziende agricole). L'obiettivo delle prossime politiche agricole, quindi, dovrebbe essere quello di mettere in grado le imprese di produrre a minori costi, magari abbattendo anche imposizioni che si risolvono in freni allo sviluppo e basta.