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maldicenza

Gianfranco Ravasi sabato 18 settembre 2004
Non parlate male di nessuno in sua presenza, né bene di nessuno alle sue spalle. Se quelli che dicono male di me sapessero quello che penso di loro, direbbero di peggio. Sul filo del discorso fatto ieri sulla follia come espressione di verità, anche quando è scomoda, oggi propongo due frasi terribili sulla maldicenza, una realtà di cui tutti siamo stati vittime e artefici. Scopro questi due aforismi in una curiosa antologia di citazioni pubblicata in inglese. Di un drammaturgo inglese famoso, Ben Jonson (1572-1637), è la prima considerazione, uno sfacciato invito alla falsità e alla mormorazione o calunnia. Quando sei di fronte a uno, adotta sempre l'inganno della lode e quello, travolto dall'amor proprio, rimarrà incantato. Alle spalle è meglio, invece, seminare malizia così che egli non abbia successo, magari privandoti di qualche buon posto che potresti occupare tu. E' una triste catena che avviluppa molti e dilaga in tutti gli ambienti. Il coraggio della sincerità, pacata e meditata, è l'unico antidoto, anche se arduo e apparentemente non vantaggioso. Ma basta anche una considerazione più semplice che prende spunto dalla seconda "cattiveria" citata che è del commediografo russo-francese Sacha Guitry (1885-1957). Quando siamo tentati di dir male di uno, pensiamo a quello che forse lui ci ricambia nascostamente e quando stiamo per cullarci in una lode, sospettiamo per un momento a una diversa verità celata da quelle parole. Certo, non si deve cadere nella sfiducia e nel sospetto sistematico, ma un po' di realismo non guasta"