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Malachia. Nei riti e nelle celebrazioni il cuore pulsante della fede

Matteo Liut sabato 18 dicembre 2021
Nelle celebrazioni e nei riti liturgici della Chiesa dovrebbero essere sempre il punto più alto, il culmine, del rapporto tra la comunità dei credenti e Dio. È lì che trova senso tutto ciò che i cristiani fanno e vivono nel mondo, è lì che la testimonianza del Vangelo fonda la propria credibilità. Ce lo ricordano le voci profetiche sorte in seno al popolo di Israele nel periodo successivo alla ricostruzione del tempio a Gerusalemme, avvenuta nel 520 a.C. dopo il ritorno dall'esilio babilonese. Di fronte alla difficoltà di ritrovare il cuore della propria fede, i profeti indicarono la direzione da prendere: tra questi ci fu san Malachia, il cui libro chiude la serie dei profeti minori dell'Antico Testamento. Malachia sapeva che il futuro di Israele stava nella ricostruzione “interiore”, fatta non solo di edifici di culto rinnovati ma anche di rapporti sociali fecondi – da qui la difesa di istituzioni come il matrimonio – e di riti pieni di vita, celebrazioni di una fede e di una giustizia testimoniate davanti al mondo intero.
Altri santi. San Graziano di Tours, vescovo (III sec.); san Wunibald di Heidenheim, abate (701-761).
Letture. Romano. Ger 23,5-8; Sal 71; Mt 1,18-24.
Ambrosiano. Rt 1,15-2,3; Sal 51 (52); Est 3,8-13;4,17i-17z; Lc 1,19-25.
Bizantino. Gal 3,8-12; Lc 13,19-29.
t.me/santoavvenire