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Machajski, il profeta dello Stato burocratico

Cesare Cavalleri mercoledì 27 aprile 2022
Con il titolo La dittatura dell'intellighenzia l'editore Gog offre una decina di saggi scritti da Jan Waclaw Machajski fra il 1889 e il 1918, nella limpida traduzione di Andrea Vannicelli, autore anche delle utilissime note di commento (pagine 178, euro 15). Polacco, di formazione marxista, Machajski (1866-1926) criticò il marxismo con le armi dello stesso Marx, facendo gradualmente emergere la propria vena libertaria e anarcoide che non gli procurò un'esistenza tranquilla: fu esule a Zurigo, trascorse cinque anni in Siberia, e sempre guardato con sospetto dai bolscevichi. Trockij conobbe Machajski nel 1902 a Irkutsk e lesse con attenzione i tre quaderni che il polacco pubblicò a proprie spese: «Machajski debuttò con una critica dell'opportunismo nella socialdemocrazia (e ottenne un notevole successo nelle nostre colonie di esiliati). Il secondo quaderno forniva una critica del sistema economico di Marx e conduceva a questa conclusone inattesa: il socialismo è un regime sociale basato sullo sfruttamento degli operai da parte dei lavoratori intellettuali». Nella pertinente prefazione al testo pubblicato da Gog, Lorenzo Vitelli commenta: «I capitalisti, per il rivoluzionario polacco, non sono più esclusivamente i grandi possidenti, i proprietari terrieri, i capitani d'industria. I nemici del proletariato si possono nascondere anche fra i nullatenenti, tra coloro che posseggono un capitale solo simbolico e culturale. Si tratta dei lavoratori intellettuali, "una classe privilegiata della società borghese": ingegneri, funzionari, impiegati nel settore privato, professori e medici, giornalisti e avvocati. Col crescere della produzione capitalista questa classe di organizzatori delle forze produttive ha visto crescere il suo raggio di influenza e la sua importanza nella vita economica». Una posizione non dissimile, continua Vitelli, da quella professata dal padre del sindacalismo rivoluzionario, Georges Sorel; Vitelli cita anche queste considerazioni di Alexandre Skirda, curatore dell'edizione francese di questo volume: «La novità della critica egualitarista di Machajski consisteva nella sua definizione di conoscenza - non più soltanto forza lavoro superiore, particolare, ecc. - ma mezzo di produzione capitalizzato, redditizio per il suo possessore, trasmissibile di generazione in generazione, e principale beneficiario della crescita della produttività capitalista. Essendo le funzioni di direzione e di gestione strettamente legate al potere di decisione politica, gli intellettuali socialisti, nuovi notabili, potevano allora proporsi di dirigere e gestire con profitto la produzione capitalista, privata o collettiva, ma sempre mercantile, lasciando intatto il sistema di sfruttamento, o meglio, perfezionandolo e assicurandone la perennità». Come si vede, Machajski aveva intuito con largo anticipo la nascita dello Stato burocratico.