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Luoghi comuni che confondono le idee: attenzione all'uso improprio (e ai «doveri»)

Alfonso Berardinelli sabato 30 novembre 2013
Viviamo in un universo linguistico e mentale enfatico e generico e le comunicazioni di massa, la politica, le abitudini ideologiche non aiutano molto a riflettere. Faccio quattro piccoli esempi, usando formule diffuse. La più apparentemente innocua è quella che invita ad avviare un proficuo confronto delle idee. Che c'è che non va? Non molto. Confrontare due o più idee diverse o contrapposte può essere utile. Ma le idee non bastano, bisogna vedere da dove nascono, come e da chi vengono usate e perché le si fa proprie. Nessuna idea è del tutto vera in se stessa. Delle idee si fa spesso, specie in politica, un uso retorico, opportunistico, ipocrita. Aggiungerei che le idee non vanno solo confrontate fra loro, vanno confrontate con la realtà che vorrebbero rappresentare. È la realtà che verifica o falsifica le idee.Un'altra formula è pari opportunità. Fra persone in condizioni di parità è giusto che siano pari anche le opportunità che la società offre. Ma una società non può fare questo, può farlo solo lo Stato e lo Stato, per farlo, dovrebbe realizzare una società di uguali. Questa, come è noto, è un'idea rivoluzionaria e i nostri Stati non sono rivoluzionari. Quindi promettono ciò che per loro è impossibile. Ma l'obiezione è anche un'altra: a chi è colpito dalla sventura (fisica, mentale, naturale, economica) non si dovrebbe dare una "pari opportunità" ma un'opportunità maggiore.A chi per esempio? A coloro che oggi sono definiti per malintesa "correttezza politica" diversamente abili. Si tratta di persone che non sono autonome (si dirà: ma chi lo è del tutto?) che hanno quotidianamente bisogno di essere seguite, aiutate poiché non riuscirebbero a compiere le azioni necessarie a una comune e decente sopravvivenza. Non sono, perciò, abili in modo diverso, sono manchevoli e bisognose di particolare assistenza. Qualcuno direbbe, usando un'altra formula, che hanno il diritto di essere amate. Ma questo non è propriamente un diritto, fa parte dei doveri morali verso gli altri, se stessi, la natura, gli scomparsi. Un morto non ha il diritto di essere ricordato, un animale non ha il diritto di non essere ucciso. Il dovere è solo nostro.