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Luigi Maria Monti, come salvarsi la pelle e l'anima

Gianni Gennari sabato 25 giugno 2022
Lui oggi è beato, ma la sua vita fu davvero dura, e prodigiosamente molteplice. Luigi Maria Monti, laico e religioso, falegname e infermiere, chirurgo e farmacista, fondatore e organizzatore, educatore e inventore di un nuovo modo di essere nella Chiesa e nella società. Lo ha beatificato Giovanni Paolo II, a suo tempo lavoratore e operaio, e il lavoro è stato e resta al centro dell'esistenza sua e di quella dei suoi discepoli. A Roma li chiamano “i Frati della pelle”, grazie all'Idi, Istituto dermopatico dell'Immacolata, là in alto, nel quartiere popolare sopra San Pietro, a via dei Monti di Creta: prima o poi ci passano tutti quelli, non solo romani, che “alla pelle”, nel senso stretto del termine, ci tengono… I suoi, che si chiamano Figli dell'Immacolata Concezione, detti anche Concezionisti, lavorano, lavorano, lavorano, in tutto il mondo ormai – hanno case e ospedali dovunque – e la loro missione è di testimoniare Cristo lavorando con il massimo di professionalità per gli altri, in primo luogo ammalati e orfani. È la sua traccia, del resto. Insomma, tornando a lui, Luigi nasce a Bovisio, presso Milano, il 24 luglio del 1825, undicesimo di dodici figli. A 12 anni, morto il padre, mantiene la famiglia facendo il falegname, e la sua bottega diventa un punto d'incontro di tanti ragazzi, artigiani, contadini, pastori. Li chiamano “la Compagnia dei Frati”, perché vanno in giro a curare i malati, aiutare gli anziani, difendere gli umiliati. Luigi a 21 anni decide di spendersi tutto per Dio, ma restando in bottega e vedendolo negli uomini. E così dà fastidio ai mangiapreti, ma anche a certi preti alla don Abbondio. Denunciato come sovversivo, la polizia austriaca lo mette in prigione per quasi tre mesi. Riconosciuto innocente, entra dai frati Pavoniani, appena fondati, e ci resta 6 anni, imparando il mestiere di infermiere che esercita a Brescia anche nel 1855, durante il colera, chiuso con gli ammalati per mesi nel Lazzaretto. Ormai ha più di 30 anni, ma non è soddisfatto, prega e si interroga. Racconterà poi che un giorno ebbe come un'ispirazione, e una visione: «Questi due – raccontò poi – li conosco». Insomma Gesù e la Madonna gli dicono di andare a Roma, che era lontana, però, e certo non aspettava lui. Intanto un amico prete, don Lugi Dossi, gli suggerisce di metter su una “Congregazione per il servizio degli infermi”, e anche lui lo spinge verso Roma. La Congregazione lui la chiama Figli dell'Immacolata Concezione, sull'onda della proclamazione del dogma da parte di Pio IX nel 1854, e a Roma arriva nel 1858 con un amico infermiere, bussando all'Ospedale Santo Spirito. Comincia dal basso, portantino tuttofare e aiuto infermiere, ma intanto studia alla Sapienza e si diploma in flebotomia, che esercita in corsia. Si sparge la fama, e capita che Pio IX si incuriosisce, lo vuole conoscere e lo appoggia: questi si chiamano dell'Immacolata e poi pensano agli ammalati, e gli ospedali a Roma hanno davvero bisogno di amore concreto. Non basta: Egli stesso nel 1877 lo vuole a capo della Congregazione. Luigi continua a fare il suo mestiere anche fuori Roma, nell'alto Lazio, tra Orte e Viterbo, andando, solo o con i suoi, fino nei casolari isolati, alle prese con malaria, tifo eTbc, portati dalle guerre e dalla povertà. Ultima svolta: nel 1882 arriva all'ospedale un frate che gli porta 4 orfani, lui li accoglie e allarga il lavoro: oltre i malati, i suoi si occuperanno anche degli orfani abbandonati. La prima Casa nel 1886 è a Saronno, presso Varese. Nella Congregazione, altra invenzione allora tutta sua, insieme sacerdoti e fratelli laici, in parità totale: il superiore va scelto tra tutti… Molte bocche nella Curia papalina si storcono: lo sa, ma tira dritto, ormai è quasi cieco e malato: muore a Saronno, tra gli orfani, il 1 ottobre 1900. Nel 1904 san Pio X approva il nuovo modello di comunità, nel 1941 l'arcivescovo di Milano, Schuster, apre il processo informativo e il 9 novembre del 2003 Giovanni Paolo II lo dichiara beato. Beato lui? Adesso sì: del tutto.