Rubriche

Lo «spread dei distorti» e il «diritto alla felicità»

Pier Giorgio Liverani domenica 15 maggio 2016
Con una forzatura sulle dimensioni e senza ironia né discredito del significato dell'Albero del bene e del male, potremmo considerare l'attuale "pillola" contraccettiva una minuscola e replica del frutto mangiato dai Progenitori. Come il biblico boccone aprì la strada a ciò che si potrebbe definire il diritto al peccato, la pillola odierna ha fortemente contribuito alla svalutazione morale della sessualità. Alla legalizzazione della pillola – che arrivò in Italia nel 1960 – seguirono, in pochi anni, divorzio, aborto di Stato, fecondazione artificiale dapprima nell'ambito familiare e poi eterologa, congelamento senza limiti degli embrioni soprannumerari e infine affitto dell'utero. Un grosso stock di diritti cosiddetti civili. Ora a tutto questo si è aggiunto il quasi-matrimonio omosessuale. Ma la logica pseudo-giuridica del laicismo e la sua concezione etico-filosofica hanno spinto alcuni giornali a programmare l'agenda dei nuovi "diritti". Per arricchirla di dignità La Stampa ha inventato (venerdì 13) «un altro spread, quello dei diritti», che andrebbe misurato con l'analogo elenco esistente negli «altri vicini europei». L'elenco italiano previsto dei nuovi diritti (leggi: distorti) ha per primo obiettivo la stepchild adoption che condanna i bambini a nascere già orfani di un genitore. Poi viene la «legge antiomofobia» (altro privilegio che i normosessuali non hanno). Per il «diritto di vivere liberi fino la fine», come insegna Emma Bonino (suo anche il motto "L'utero è mio…" eccetera) e come ricorda La Stampa, seguiranno: il testamento di vita, l'eutanasia, il suicidio assistito e la legalizzazione delle droghe. Infine, il matrimonio omosessuale vero e proprio. Ciliegina sulla torta: «Il diritto alla ricerca della felicità». Post scriptum: «Il primo passo è stato mio e ne sono orgoglioso»: da una lettera al Mattino (giovedì 12) firmata Ignazio Marino.«LIBERO» DI MENTIRETitolo a tutta prima pagina di Libero (venerdì 13): «La rivoluzione di Francesco. Arrivano le donne-prete. Potranno dire messa…». Testo nelle pagine interne: «Papa Francesco riapre la vexata quaestio del sacerdozio femminile... Il diacono (dal greco diakonos, inserviente) ha il compito, a tutti gli effetti, di servire gli ordinati di grado superiore... Un'altra picconata di Bergoglio contro i sacramenti... Quelli più colpiti, con atti ufficiali, sono stati il matrimonio, l'eucaristia e la confessione (insieme con un paio di Comandamenti), ma anche il battesimo... Ora è arrivato il momento di colpire il sacerdozio e Bergoglio lo fa in diversi modi... Vuole istituire una Commissione per studiare la cosa, ma dovrebbe sapere che una tale commissione c'è già stata». Nota: il Papa ne ha narrato anche la storia. Finale: «L'Amoris laetitia è un vero manifesto per la demolizione della Chiesa». Conclusione: neanche una verità piccola così.