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Lo Stato non può dire come Totò: arrangiatevi!

Paolo Massobrio mercoledì 27 maggio 2020
Un Comune su 10 rischia il default: è il grido di allarme dell’Anci, che teme il dissesto delle municipalità. E secondo i dati del Banco Alimentare i poveri sono al raddoppio. Così, in questo clima di incertezza, il timore di molti amministratori pubbliici è quello di sentirsi ripetere la battuta di Totò recentemente evocata dal governatore campano De Luca in una delle sue colorite esternazioni: «Arrangiatevi!». Ho preso dunque il telefono per fare un giro fra i sindaci di qualche piccolo Comune e il quadro è apparso sconfortante. Soprattutto quando si scopre che la collaborazione fra località contigue non è scattata come ci si aspettava; proprio nel segno del suddetto «Arrangiatevi!»... Se alcuni primi cittadini si sono trovati inermi davanti all’emergenza, altri hanno cercato di
arginare una realtà finora sconosciuta: gente povera e in difficoltà che all’imbrunire chiede pacchi di pasta, qualcosa da mangiare, in assenza ormai dei
lavoretti con cui sbarcava il lunario e addirittura della cassa integrazione che l’azienda non è in grado di anticipare. Il lockdown ha spezzato non solo le filiere, ma anche le relazioni. Tina Corona è sindaco a Vignale Monferrato, il paese della danza e del Grignolino, dove il campione del calcio Roberto Bettega e l’attore comico Giovanni Storti hanno trovato il loro “buen retiro” in questi mesi. Era battezzata la Capalbio del Monferrato, ma il turismo ora è al palo e le case in vendita o sfitte stanno lì a rappresentare una triste congiuntura, forse un’opportunità per ripopolare questa località da cartolina con le case in tufo. «Si fa il possibile e l’impossibile perché il paese viva – dice la sindaca –; se semini qualcosa nascerà, ma se stai fermo non cresce nulla». Intanto coi tre negozi del paesino ha avviato la “spesa sospesa”, cercando di distribuire nella maniera più proficua i 5.217 euro che lo Stato ha assegnato a questo ente di 980 abitanti. Ha chiesto alimentari alle aziende del circondario: chi ha donato la farina, chi i sughi, chi ancora le zuppe pronte e qualcuno anche denaro per rimpinguare gli aiuti ai poveri. Hanno riaperto il mercato in piazza, mentre purtroppo non si sa ancora come far ripartire l’asilo comunale. Al sabato i membri di giunta vanno
a pulire i fossi, perché manca il personale e il paese, pur piccolo, ha tante frazioni da curare: le strade, l’illuminazione, la raccolta dei rifiuti... Si può davvero dire «Arrangiatevi!» davanti a questa situazione che sembra essere sfuggita di mano, ancor più nei paesi agricoli che devono fare i conti pure con il personale necessario per la raccolta nei campi? Ora, se l’emergenza generale nelle città sembra quella di contenere la movida serale dei giovani, l’altra faccia della medaglia nella “fase 2” è la nuova povertà. Che ha bisogno di una solidarietà generalizzata, affinché non si abbia il ricordo amaro di un Paese che di fatto a chi chiedeva aiuto seppe soltanto rispondere: «Arrangiatevi!».