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“Lo stato dell'unione”, se basta una parola

Andrea Fagioli venerdì 14 febbraio 2020
Ci vogliono senz'altro dei bravi attori e un testo all'altezza della situazione per tenere i telespettatori incollati allo schermo per un paio d'ore a seguire due coniugi in crisi che parlano seduti al tavolo di un pub, davanti a un bicchiere di birra (lui) e a un bicchiere di vino bianco (lei), in attesa di attraversare la strada e suonare alla porta della consulente matrimoniale. Non accade altro per ben dieci episodi di una decina di minuti ciascuno. Addirittura la consulente, citata a più riprese, non compare mai, così come non si aprirà la sua porta. Ma questo, con la curiosità che aumenta per sapere come andrà a finire, è uno degli espedienti che rende coinvolgente questa miniserie britannica dal titolo Lo stato dell'unione - Scene da un matrimonio, scritta da Nick Hornby e diretta da Stephen Frears, che laF (canale 135 di Sky) ha proposto mercoledì alle 21,10 in una sola serata in vista dell'odierna festa degli innamorati. Eh sì, perché alla fine, dopo tanto discutere, non resta che la parola «ti amo». E questo non è spoiler, perché tutto è già andato in onda, ma soprattutto non è sentimentalismo, perché a quell'affermazione i due ci arrivano dopo non essersi risparmiati nulla, nemmeno un tradimento. Arrivano a ridirsi «ti amo» dopo aver ripercorso la loro vita e i motivi della loro unione, nel bene e nel male, tra ciò che li unisce e ciò che li divide, compresa la Brexit, che è pur sempre, a detta loro, «una specie di divorzio». Ma il tutto avviene attraverso dialoghi linguisticamente notevoli, che restano tali anche dopo la traduzione e il doppiaggio (e questa è una notizia), carichi di metafore, di ironia, di sarcasmo e di comicità. I due coniugi, la geriatra Louise e il critico musicale disoccupato Tom, magistralmente interpretati da Rosamund Pike e Chris O'Dowd, sono tra loro pungenti e teneri al tempo stesso, fino a scoprire che forse la vita matrimoniale è più semplice di quanto si possa pensare e che a complicarla il più delle volte sono i coniugi stessi. Gli intoppi del matrimonio può succedere di affrontarli appunto come con la Brexit («Due anni di chiacchiere solo per identificare i problemi»), mentre spesso per superarli basta «un altro bicchiere».