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Lippi non pianga sull'azzurro versato

Italo Cucci venerdì 27 novembre 2009
Non pianga, Lippi, sul disamore per la Nazionale: è una balla mediatica. E invece di registrare le invettive di certi addetti ai lavori che con il Club Italia, alla vigilia di un Mondiale, intingono abitualmente la penna " si fa per dire " nel veleno, farebbe bene ad andarsene in giro per la Provincia italiana dove l'amore per l'Azzurra è sempre forte. Direte: e a Parma e Cesena, quei fischi, quegli amarissimi appelli a Cassano e dintorni, cosa volevan dire? Niente: un'eco delle polemiche rese popolari dai media che su quel tasto battono da mesi solo per il gusto del tormentone. Anch'io ho protestato, e prima di tutti, per la mancata convocazione di Cassano, quando Lippi portò in azzurro Pazzini, un bravo giocatore passato dalla crisi fiorentina ai trionfi sampdoriani soprattutto per le magiche imbeccate del Fantasioso Antonio. Poi, quando ho capito che Lippi era intenzionato a procedere di testa sua, gliene ho dato atto: il ct è lui, scelga, decida e giochi. Come Bearzot nell'82. Magari ripetendo le meraviglie di Germania 2006. Indimenticabili fonti di passione senza fine. Ero a Enna, mercoledì, dove nella locale e operosa Università «Kore» era arrivata la Coppa del Mondo levata al cielo da Cannavaro e compagni nella magica notte di Berlino: intorno a quel piccolo oggetto dorato, che nella fantasia acquista dimensioni gigantesche, sostavano a decine studenti e cittadini, affascinati e esaltati; quando, poi, è stato proiettato un film sull'impresa azzurra in Germania, a ogni gol si levavano cori da stadio; e anche dopo, quando s'è parlato del calcio italiano e delle sue imprese, la partecipazione di centinaia di studenti è stata compatta, attenta, curiosa e soddisfatta. Non si lamenti, dunque, Lippi, e non parli d'ingratitudine, lui che ha vissuto le violente polemiche contro Bearzot, il suo effimero trionfo e l'oblìo nel quale poi è stato abbandonato anche dalla istituzioni calcistiche; lui che parla di Pozzo forse senza sapere che il vincitore di due grandiosi Mondiali è stato accompagnato, nel dopoguerra, da invettive feroci e indifferenza. Rifletta su questi dettagli, l'allenatore della Vittoria che nessuno gli nega, e lavori per riportare in Italia il calcio di qualità: cosa che solo lui e pochi altri sono in grado di fare. Dicono che tornerà alla Juve, Lippi, appena finito il Mondiale: non mi piace che se ne parli prima, sembra quasi l'annuncio che «tanto perderemo», ma capisco " vista la Juve di Ferrara " che la Signora abbia bisogno di un allenatore vero. Al suo posto vedrei volentieri Prandelli, tecnico e persona di qualità, sperando che non ce lo portino via prima inglesi o spagnoli o tedeschi. Com'è successo " dopo la fuga di Capello " con Ancelotti, del quale sentiamo tanto la mancanza. Anche perché sulla prestigiosa piazza di Milano ci ha lasciato un giovanotto di buona volontà, Leonardo, al quale auguro comunque ogni bene perché ha accettato obtorto collo di portare la croce rossonera; e questo strapagato Mourinho che a Barcellona, l'altra sera, ha palesato una vistosa incompetenza tecnico/tattica ormai sempre meno celata dalla chiacchiera che ammalia i suoi turibolanti cortigiani. Che rabbia, ricordando che Moratti cacciò l'ottimo Simoni perché aveva «vergognosamente» perduto un'amichevole al Bernabeu. Cos'ha perduto l'Inter al Camp Nou, l'altra sera?