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Libertà religiosa, previdenza obbligatoria per i ministri di culto

Vittorio Spinelli giovedì 11 maggio 2017
La Camera e il Senato che si formeranno con le prossime elezioni politiche saranno chiamate ad emanare nuove disposizioni in materia di libertà religiosa. Analoghi tentativi sono stati fatti in passato per introdurre una legislazione in materia, rispondente ai mutati assetti sociali ed in sostituzione della vecchia legge sui "culti ammessi" del 1929, nel rispetto del diritto inalienabile di ogni persona alla libertà religiosa. Le vicende politiche e la scadenza delle passate legislature hanno tuttavia impedito che da quelle proposte scaturisse una legge organica dedicata alla libertà religiosa.
Sulla scorta delle faticose esperienze del passato, un gruppo di giuristi e di esperti, coordinati dalla Fondazione Astrid, ha predisposto un testo di «Norme in materia di libertà di coscienza e di religione», presentato in un recente convegno sul tema e pronto per essere sottoposto ad un celere esame del nuovo Parlamento.
Diversamente però da tutte le altre proposte di legge, nel nuovo testo spicca l'assenza di disposizioni in materia di pensioni e previdenza per i ministri di culto. La previdenza rappresenta infatti un elemento insostituibile di tutela e di garanzia anche per chi assolve un ministero religioso. La scelta di molti ministri di culto di svolgere un'altra attività assicurata (l'insegnamento, una professione) in contemporanea al servizio religioso non è essenziale, né per il diritto né per il senso comune, al loro status confessionale. Le modalità di sostentamento dei propri ministri rientrano infatti nell'autonomia e nella organizzazione di ciascuna confessione. Un sistema pensionistico – come il Fondo Clero dell'Inps – riservato alle confessioni religiose riconosciute dallo Stato garantisce e favorisce ai relativi ministri il pieno esercizio del culto e li tutela dagli stessi rischi (vecchiaia, invalidità e superstiti) che accomuna le diverse fasce sociali.
Nella proposta della Fondazione Astrid viene confermata la situazione giuridica delle confessioni religiose che hanno già stipulato, ai sensi dell'articolo 8 della Costituzione, una Intesa con la Repubblica italiana. In queste intese è stabilita l'iscrizione obbligatoria dei ministri di culto al Fondo Clero dell'Inps. Ma non in tutte. Purtroppo nei più recenti di questi accordi è stata prevista una semplice «facoltà» di iscrizione al Fondo (e finora mai esercitata), con gli effetti di sottrarre all'Inps nuove entrate contributive, di negare la solidarietà sociale che giustifica tutto il sistema previdenziale, il tutto sullo sfondo di una evidente disparità di trattamento tra ministri di culto di confessioni religiose diverse.