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Le sementi italiane fanno gola ai cinesi

Andrea Zaghi domenica 23 maggio 2021
Le sementi agricole sono sempre più strategiche. Almeno per chi ha la capacità di guardare oltre il contingente. E non potrebbe che essere così, visto il ruolo rinnovato che la produzione alimentare ha nel mondo. Produrre cibo come elemento di forza, dunque. È per questo motivo che avere il controllo della produzione di sementi agricola è un fattore determinante. Questione di soldi, ma anche di potere. Lo hanno capito bene gli Stati Uniti da tempo e adesso anche la Cina ne è consapevole.
Proprio i cinesi, dopo aver acquistato fertili terreni agricoli in giro per il mondo, vorrebbero adesso espandersi anche nella produzione di semi. L'obiettivo è l'italiana Verisem: una multinazionale romagnola del seme con 5 siti produttivi (3 in Italia, 1 in Francia e 2 negli Stati Uniti), clienti in 117 Paesi, il 54% del fatturato in Europa, il 20% nelle Americhe, il 19% fra Asia e Pacifico e il restante 6% in Medio Oriente. Ed è al patrimonio scientifico e tecnico di Verisem che il gigante asiatico sta puntando.
Ma se l'azienda diventasse cinese, si creerebbe – sottolinea la Coldiretti in una nota –, il monopolio mondiale sui semi di ortaggi ed erbe aromatiche in una situazione in cui già 2 semi su 3 (66%) sono in mano a quattro multinazionali straniere. Questione economica, quindi, ma non solo. Tanto che proprio i coltivatori diretti chiedono al governo di esercitare su Verisem la Golden Power in modo che il controllo dell'azienda resti italiano. «Si rischia – viene sottolineato – di svendere agli stranieri un pezzo del patrimonio genetico nazionale di biodiversità fatto di sementi conservate da generazioni di agricoltori e che verrebbe così banalizzato ed omologato sul mercato internazionale». Rischio grosso. Anche perché il valore dell'azienda di Cesena è stimato in circa 150 milioni di euro: un cifra che ha già attirato l'interesse di due colossi cinesi, uno agroindustriale controllato da ChemChina, che ha acquisito anche il controllo della svizzera Syngenta, e uno finanziario con il fondo sovrano cinese Cic.
Verisem, d'altra parte, attira anche le attenzioni del fondo privato statunitense Platinum equity, della Corteva (Usa) e della danese Dlf. Certo, si muovono anche gli italiani, con una cordata tra Bonifiche Ferraresi e Fondo italiano d'investimento, controllato dalla Cassa Depositi e Prestiti. I giochi sono aperti, dunque. Si tratta di una partita delicata da portare avanti e con tanti soggetti interessati. La concorrenza, insomma, non manca, ma è chiaro a tutti che sarebbe importante tenere "a casa" un pezzo di sapienza produttiva e scientifica italiana che può voler dire molto per il futuro.