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Le messe polifoniche di La Rue, maestro della scuola fiamminga

Andrea Milanesi domenica 19 agosto 2012
Con l'affacciarsi del XV secolo la centralità politica ed economica conquistata dalle principali località di Fiandre, Brabante e Borgogna non rimase priva di importanti e virtuosi riflessi in ambito culturale e, in un contesto sociale particolarmente ricco e raffinato, proprio la musica venne infatti chiamata a ricoprire un ruolo di primaria importanza nel testimoniare i valori di suprema eccellenza che riguardavano ogni sfera dell'attività artistica.Nacque così quella che in seguito si sarebbe definita la celebre "scuola fiamminga", punta di diamante di un'illustre e duratura tradizione che, soprattutto in campo vocale, si è mantenuta ad altissimi livelli per circa duecento anni e che viene per comodità suddivisa in sei generazioni successive: dalla prima, all'interno della quale rientra l'opera di Dufay, Binchois e di altri autori attivi agli inizi del Quattrocento, fino a quella che si è chiusa, nei primi decenni del Seicento, con la figura di Sweelinck.Al cuore di questo straordinario fermento, si impongono il nome e l'attività creativa di Pierre de La Rue (1460 ca.-1518), compositore franco-fiammingo attivo presso la Grande Chapelle al servizio della Corte borgognona degli Asburgo; nel solo ambito del repertorio sacro, il maestro "oltremontano" ha dato vita a una trentina di messe polifoniche, una quindicina di mottetti, sei Magnificat e una raccolta di Lamentationes.La scelta del gruppo corale The sound and the fury è ricaduta sulla Missa O salutaris hostia e sulla Missa Ave sanctissima Maria, uno dei più antichi esempi di "Ordinarium" completo a sei voci giunto ai nostri giorni (Cd pubblicato da Orf e distribuito da Codaex), dando vita a una lodevole interpretazione curata fin nei minimi dettagli stilistici ed espressivi, con un equilibrio e una precisione che consentono di immergersi nel fascino e nell'incanto che tali composizioni dovevano suscitare a chi aveva il privilegio di poterle ascoltare "sul campo", nell'intimità di piccole cappelle private o all'interno di grandiose cattedrali: capolavori estremi la cui perizia tecnica e abilità costruttiva non può non portarci alla mente l'intreccio di guglie e pinnacoli degli splendidi edifici gotici che ancora oggi contrassegnano lo skyline di quelle regioni.