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Le immortali lodi di san Filippo Neri nella polifonia del cd «O cor soave»

Andrea Milanesi domenica 13 dicembre 2009
«Che impatto di bellezza e di verità hanno in noi questi canti! Che intensa e viva devozione provocano in noi. Commuovono, muovono a una pietà sincera e profonda. La pietas filippina è l'unica vera pietas popolare del Cinquecento. San Filippo Neri ha saputo suscitare uno spirito religioso autentico. E infatti questi canti sono l'espressione di un cuore profondissimo e insieme semplicissimo"». Con queste parole di don Luigi Giussani veniamo introdotti all'ascolto dell'antologia di laude filippine raccolte nel cd intitolato O cor soave, progetto discografico pubblicato all'interno della collana "Spirto gentil" (distribuita da Universal) e firmato dal Coro di Comunione e Liberazione sotto la direzione di Pippo Molino.
Parole che ci riportano al fulcro del carisma spirituale e dell'esperienza educativa promossi da San Filippo in una Roma accesa dalla spinta controriformistica, nei quali il canto «ad onore e lode di Dio» andava assumendo un ruolo centrale per la pratica di quelle riunioni dove era soliti risuonare «musicali strumenti, canzoni devote e sacre armonie» al fine di rendere maggiormente viva e attiva la partecipazione dei fedeli; erano proprio le laude filippine " quasi esclusivamente in lingua volgare e spesso ricavate dall'adattamento melodico di canzoni profane preesistenti " ad accompagnare quotidianamente le funzioni religiose e gli esercizi presso la chiesa di San Girolamo della Pietà o la Congregazione dell'Oratorio, fino ad arrivare a formare un vero e proprio repertorio di assoluto valore artistico, a favore del quale hanno messo al servizio la propria arte i più eccelsi compositori a quel tempo attivi nella Città eterna (da Palestrina e Animuccia ad Ancina, Soto de Langa e gli Anerio).
E i diciotto titoli raggruppati in questo disco " tra i quali risplendono gioielli come O cor soave, Cristo al morir tendea o Ave di grazia piena " sono lì tuttora a testimoniarci, secondo quanto ci suggerisce ancora la testimonianza di don Giussani, come «la freschezza, la vivacità, la verità con cui parole e musica favoriscono l'immaginazione e l'immedesimazione, rendono vive davanti agli occhi le figure di Gesù e della Madonna, risvegliano la coscienza, danno parole, voce e suoni al nostro cuore, alla nostra domanda».