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LE COSE CHE PENSANO

Andrea Pedrinelli venerdì 15 settembre 2017
Lucio Battisti. E Mogol, lo sappiamo. Ma proprio perché lo sappiamo, se ragionassimo invece su Lucio Battisti e… Pasquale Panella? Un innovatore come Battisti anche dopo Mogol avrà ben scritto Canzoni da leggere, no? Canzoni come questa, ad esempio: leggetela un po'. «In nessun luogo andai, per niente ti pensai e nulla ti mandai del mio ricordo. Sul dolce tedio a sdraio, amore, t'ignorai: e invece costeggiai i lungomai. ...Tu quindi... Come stai? Se è lecito che fai, in quell'attualità che pare vera? Come stai? Ti smemorai... E come sta la straniera, lei come sta?... Son le cose, che pensano e danno di te sentimento, esse chiamano e non io… ...Come stai?... Rimpiangono te, son le cose... Prolungano te, certe cose...». Come? Non si capisce? Beh, ma allora non avete mai sperimentato un addio d'amore. Sentirla improvvisamente straniera, non volerla neppure ricordare, evitare ogni contatto possibile; poi, d'improvviso chiedersi come sta, cosa fa, ma sempre definendo il nostro dolore soltanto una debolezza: no, non penso a te perché mi manchi, ti penso perché ho visto quel vestito nell'armadio, e poi quel libro sul comodino, e sul balcone quel vaso... Eh sì, è da leggere anche il Battisti post-Mogol, fianco a fianco con Panella. L'innovativo, spiazzante, inimitabile Lucio Battisti di sempre.