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Laurea, un riscatto per tutti

Vittorio Spinelli giovedì 28 febbraio 2008
Con la nuova riforma della previdenza, sono mutate anche le disposizioni per il riscatto del corso di laurea. Con diverse agevolazioni, tra le quali il pagamento fino a 120 rate mensili senza interessi e una maggiore deducibilità ai fini fiscali. In particolare, il riscatto può essere chiesto anche da chi non è mai stato assicurato ad una previdenza. Le nuove regole si applicano a partire dal 2008 in poi. Diversi sono gli effetti per gli ecclesiastici, con un'interessante opportunità per gli Ordini e le Congregazioni religiose.
Docenti di religione. Valgono le norme comuni applicate dall'Inpdap, con l'aggiunta che si può riscattare anche da pensionati per aumentare la pensione in corso; si paga però in unica soluzione.
Fondo Clero. Se l'Inps si convincesse ad applicare il riscatto delle lauree anche nel Fondo Clero " come già consente una attenta lettura della legge 903/74 " i sacerdoti potrebbero ricavarne un notevole vantaggio. Infatti, il riscatto serve poco per incrementare l'anzianità assicurativa (che darebbe diritto solo a pochi euro in più), serve molto invece per maturare i 40 anni di contributi, ottenendo così l'intera pensione con notevole anticipo. Tanto più che, dato che il riscatto viene calcolato con gli stessi importi dei contributi annuali obbligatori, il costo di un corso di laurea di 4 anni, a rate per 120 mesi, si aggirerebbe in circa 50/60 euro mensili. Ancora di meno se si mette in conto che il riscatto può essere limitato a qualche anno di università, o perfino ad alcuni mesi.
Religiosi. Il riscatto della laurea ha il vantaggio di essere interamente deducibile dall'imponibile fiscale. Ora invece, se il contribuente interessato non ha ancora un lavoro che gli permetta di sostenere il costo del riscatto, i soldi da versare possono essere pagati da chi ha a carico il laureato, con il vantaggio in questo caso di poter detrarre il 19% di quanto versato.
Riportiamo queste regole in un Ordine religioso. Resta fermo il diritto dei singoli membri, monaci e suore, che sono già assicurati obbligatoriamente e che hanno la facoltà di riscattare qualsiasi diploma di laurea. È inconsueto invece pensare che possa essere l'ente religioso a pagare il costo del riscatto col diritto alla detrazione dalle imposte. Ebbene, le nuove norme sembrerebbero consentirlo. Infatti, tutti i membri degli Ordini religiosi vivono interamente a carico del rispettivo ente, per effetto della professione del voto di povertà. E questo anche se una eventuale attività lavorativa del religioso, svolta all'esterno, fosse retribuita oltre i 2.840,51 euro, limite annuo per il «carico» fiscale.
La tesi, senza dubbio ardita, trova però una legittimità nel criterio di esclusione dalle assicurazioni sociali riconosciuto a tutti i coloro che aderiscono alla vita monastica soltanto religionis causa. Implicitamente si ammette che i religiosi vivono pubblicamente ed interamente a carico di un altro soggetto.