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La “Domenica in” dell'ottantenne Baudo

Andrea Fagioli martedì 4 ottobre 2016
Il conduttore ha il doppio degli anni della trasmissione. Il problema è che la trasmissione è la più longeva della tv: compie quarant'anni. Il conduttore ne ha quindi ottanta e la conduce per la tredicesima volta. Lui dice che addirittura gli appartiene. Un po' è vero, anche se non è nata con lui bensì con Corrado. Con lui, però, è nata tanta parte dei varietà tv, per non dire tanta parte della tv stessa. Sta di fatto che Pippo Baudo, come si sa, è tornato alla conduzione di Domenica in nella versione attuale, quella del segmento pomeridiano di un'ora e mezzo o poco più tra L'arena e L'eredità (Rai 1 dalle 17.10 alle 18.45). «Ottanta anni e ho tanta voglia di tornare in televisione»: questo il gioco di parole per l'esordio di Baudo prima di presentare la sua «compagna di viaggio», l'attrice Chiara Francini, che a colpo non risulta particolarmente simpatica, chiamata comunque a un ruolo alla pari purché rispetti gerarchie e battute concordate. I tempi d'intervento li detta lui. Ne è capace. È fuori discussione. Lo ha sempre dimostrato in passato e anche in questo ritorno da ottuagenario richiamato sulla scena di Rai 1 per assurdo dal più giovane dei direttori di rete, Andrea Fabiano, nato nello stesso anno di Domenica in: il 1976. Qualche dubbio su questo ritorno era lecito averlo. Invece il decano dei presentatori ha dimostrato di essere ancora molto lucido e in grado di condurre un intrattenimento garbato con una serie di interviste, tutte al femminile, in cui ha lasciato spazio al racconto: di una vita tra trionfi e tonfi (Eleonora Giorgi); di un film (Cristina Comencini, Paola Cortellesi e Micaela Ramazzotti); di una carriera artistica segnata da grandi successi (Fiorella Mannoia). Con gli intermezzi canori della giovane showgirl Manuela Zero a consentire anche i cambi di scena, tagliando così le stucchevoli cerimonie degli ingressi, in uno studio dove da una parte c'è l'orchestra e dall'altra una sorta di piccolo teatro con le sedie per le interviste. Basta girare le telecamere. Alla fine Baudo si dimentica di lanciare L'eredità. E Fabrizio Frizzi, che va in onda registrato, parte con un «Grazie, Pippo!». Grazie di cosa? Vabbè! A un ottantenne, in un'operazione da usato sicuro come questa, destinata a un pubblico altrettanto rodato, una piccola dimenticanza si può anche perdonare.