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La «Passione» di Francesco Feo gioiello del Settecento napoletano

Andrea Milanesi domenica 21 marzo 2010
Capolavoro. Non può essere definita in altro modo la Passio secundum Joannem del compositore napoletano Francesco Feo (1691-1761): un capolavoro ritrovato tutto da ascoltare, da gustare nota dopo nota, senza fretta, lasciando che emerga tutta la bellezza di ogni singolo passaggio.
Una pagina straordinaria, ritornata alla luce grazie al prezioso lavoro di Lorenzo Ghielmi, organista e clavicembalista che da anni si dedica allo studio e all'esecuzione del repertorio rinascimentale e barocco, qui impegnato nella veste di direttore dell'eccellente gruppo strumentale La Divina Armonia e del Coro da camera di Varese, ai quali si aggiunge un impeccabile quartetto di cantanti solisti formato dal giovane controtenore israeliano Doron Schleifer (che ricopre il difficile ruolo dell'Evangelista e si lascia ammirare per la purezza adamantina del suo timbro vocale), dai tenori Krystian Adam e Mirko Guadagnini (che impersonano rispettivamente Gesù e Pilato) e dal mezzosoprano Barbara Schmidt-Gaden, a cui sono state affidate le arie che esprimono le riflessioni del fedele davanti alla morte in croce di Gesù (cd pubblicato da Passacaille e distribuito da Jupiter).
La Passione secondo Giovanni ci riporta al cuore della florida stagione musicale partenopea e si avvicina, per coordinate cronologiche " ma anche per felicità d'ispirazione e tratto stilistico " all'opera del sommo Pergolesi, di cui Feo fu amico fraterno. Come un antico maestro di cappella, Ghielmi tesse tra loro le diverse trame della composizione rivelandosi artista dotato di profonda sensibilità, pronto a far risaltare ogni minima sfumatura espressiva, dall'articolazione dell'orchestra al fraseggio delle voci soliste e al declamato del coro.
Il risultato finale è davvero stupefacente, ancor più avvalorato dallo splendido e appropriato commento iconografico che arricchisce il libretto del disco, illustrato con una sequela di immagini raffiguranti le statue, i dipinti e le architetture che adornano le cappelle dei Misteri dolorosi del Sacro Monte sopra Varese; immagini che emergono dallo spazio per invitare l'ascoltatore/spettatore a coinvolgersi totalmente in una sorta di rappresentazione tridimensionale che unisce musica, teatro e liturgia in un unico, grande abbraccio.