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La «Divina Liturgia» di Levine per padre Men, martire del '900

Andrea Milanesi domenica 23 giugno 2013
C'è una intensa e toccante testimonianza di fede dietro alla musica della Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo di Alexander Levine (classe 1955). Il compositore moscovita l'ha infatti concepita in ricordo del prete ortodosso russo Alexander Men, figura di primo piano nella tormentata vita religiosa durante il regime comunista, barbaramente assassinato nel 1990 alla vigilia della dissoluzione dell'Unione Sovietica. Per scrivere il suo omaggio a questo sacerdote-martire, nonché amico di famiglia, Levine – che dal 1992 vive in Gran Bretagna – si è concesso «un periodo di immersione totale, di ricerca e di contemplazione», intraprendendo una sorta di viaggio spirituale alla radice di una memoria nel contempo prossima e remota, ma anche alla riscoperta di un testo e di una tradizione artistica che in passato ha ispirato illustri predecessori del calibro di Cajkovskij, Rachmaninov o Ippolitov-Ivanov.La scelta è dunque ricaduta su una delle colonne portanti delle celebrazioni eucaristiche della Chiesa Ortodossa, quella Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo che risale al lontano V secolo e che Levine ha "personalizzato" attraverso un struttura articolata in ventidue movimenti, mantenendo intatto l'impianto originale in lingua slava, ma scegliendo di affidare al coro anche alcune sezioni solitamente destinate al Celebrante.Già risuonata nel 2009 tra i mosaici della Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato di San Pietroburgo – nell'esecuzione del Mariinskij Opera Choir – l'opera è oggi stata incisa dall'ensemble inglese Tenebrae, eccellente compagine vocale qui diretta dal suo maestro-fondatore Nigel Short (cd pubblicato da Signum e distribuito da Sound and Music). Assolutamente convincente, l'interpretazione procede con misura e senza cedimenti, idealmente accompagnata dal profumo di incenso e rischiarata a lume di candela, tra le dinamiche estreme delle tre Antifone, l'atmosfera raccolta dell'incantevole Anaphora e il canto ispirato dell'Inno alla Vergine: frutti maturi di un linguaggio musicale che appare sì contrassegnato da una cifra stilistica moderna e personale, ma che rimane fondamentalmente ancorato alle armonie rassicuranti che ben conoscono gli estimatori dell'arte di Arvo Pärt e John Taverner.