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Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. La via per rinascere dall’alto passa dal coraggio di credere

Matteo Liut giovedì 31 agosto 2023
Sono molti i modi per venire a contatto con il Vangelo, per comprenderne la forza e per farne proprio il messaggio. C’è chi conosce Gesù fin dall’inizio, chi lo trova all’ultimo momento, chi sta in disparte e solo davanti al dramma esce allo scoperto. Nessuno può giudicare il percorso di fede degli altri, perché alla fine ciò che conta è che l’adesione al messaggio di Cristo trasformi il cuore e la vita. Questa fu l’esperienza dei santi Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Non erano “discepoli perfetti”, anche se in qualche modo avevano seguito da lontano Gesù e ne erano affascinati. Tuttavia, nel momento estremo, quando Cristo offrì se stesso sul Calvario, essi non ebbero paura di mostrare la loro fede e trovarono il coraggio di dare una degna sepoltura a Gesù. Secondo i racconti evangelici Giuseppe era un membro del Sinedrio, «che aspettava anche lui il regno di Dio» e, scrive Luca, era una persona «buona e giusta». Nicodemo, invece, viene descritto nel Vangelo di Giovanni (unico testo neotestamentario che ne parla) come uno dei «capi dei Giudei». Entrambi erano colpiti dal «Maestro» e dalle sue parole, ma si nascondevano per timore, avvicinando Gesù di nascosto o di notte per la loro posizione “in vista”. Una posizione che permise loro, però, di chiedere di poter seppellire Gesù e così di fare una piena professione di fede. Alla fine entrambi compresero quello che, nel dialogo con Gesù, Nicodemo non aveva pienamente capito: la via per rinascere dall’alto passa da un’adesione convinta, senza ombre o tentennamenti alla via di Cristo. Proprio a Nicodemo viene attribuito un vangelo apocrifo tutto dedicato alla Passione di Gesù. Altri santi. Sant’Aristide Marciano, filosofo (II sec.); san Raimondo Nonnato, religioso (1200-1240). Letture. Romano. 1Ts 3,7-13; Sal 89; Mt 24,42-51. Ambrosiano. 2Mac 10,1-8; Sal 67 (68); Mt 11,7b.11-15. Bizantino. Eb 9,1-7; Lc 10,38-42.11,27-28. t.me/santoavvenire