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LA TRADUZIONE DEL 24 DICEMBRE Dal Natale 1833 al Natale 2013

martedì 31 dicembre 2013
   ​Premessa. Alessandro Manzoni meditò a lungo e profondamente per comporre gli Inni Sacri, fece ricorso alle Sacre Scritture e, scrupoloso com’era, a un difficile lavoro di lima. Sebbene progettasse di comporne dodici, ne pubblicò solo cinque e tra questi l’Inno Il Natale. Ma oggi per celebrare il Natale 2013 ho reso come ho potuto in prosa latina, non il primo Natale che comincia con le parole "qual masso che dal vertice di lunga erta montana …", ma il secondo Inno, che Alessandro non poté portare a compimento, dopo che sua moglie amatissima Enrichetta Blondel morì proprio il giorno di Natale 1833: la gioia per la nascita del bambinello e il lutto per la moglie coabitavano in modo arduo nell’animo del poeta. Precedono e seguono l’Inno parole dal Vangelo di Luca e dall’Eneide scelte da Alessandro stesso. "Una spada trapasserà la tua stessa anima" (Parole di Simeone a Maria Luc. II, 35) Veramente terribile tu sei fanciullo! Nascosto tra i lini, accolto nell’abbraccio della tua vergine e madre, recline sul suo petto tenerello e benevolo, tu però sei già ora re. Ciò che pensi subito diviene fato e i tuoi vagiti sono leggi. Già vedi le nostre lacrime già odi i nostri lamenti; tu chiedi ciò che vogliamo ma decidi di tua volontà. Mentre da parte nostra salgono a te le nostre umili preghiere per tener lontani i fulmini del cielo, il tuo fulmine scende e colpisce dove tu vuoi. Se è vero che sei terribile tuttavia sei sceso sulle terre per versare anche le tue lacrime e dal tuo cuore piagato certo un giorno saliranno gemiti e preghiere che nessuno ascolterà. Quella vergine e madre che tu sola fra tutti amasti ora ti accarezza e ti blandisce e ti supplica come suo bambino e suo Dio. Poi ti stringe al suo cuore ed il suo cuore sembra ripetere con mute parole segrete: "E’ mio!". Ma un giorno tua madre con altro cuore con altro volto ti seguirà mentre avanzi per il declivio fino al monte e ti vedrà morire … Onnipotente … "Caddero le mani" (a Dedalo che provava a scolpire l’immagine del figlio Icaro, Verg. Aen. 33