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LA SLA E I MIEI CAMPIONI

Massimiliano Castellani sabato 30 giugno 2018
Siamo al triplice fischio finale e voglio chiudere con alcune "Panini speciali", che spero, cari lettori, resteranno attaccate per sempre anche dentro di voi. Sono quelle dei calciatori colpiti dalla Sla (Sclerosi laterale amiotrofica), alias il "Morbo del pallone", dato che nel mondo del calcio ha fatto oltre sessanta vittime (con un'incidenza almeno 25-30 volte superiore alla media). Alcune delle morti sono state eclatanti, come quelle di Gianluca Signorini e Stefano Borgonovo, altre purtroppo sono passate come morti di serie B, C o D, a seconda della categoria in cui hanno militato quei poveri eroi dimenticati del pallone. La sfida contro la Sla in Italia riguarda oltre seimila malati e le rispettive famiglie. Una squadra rara - più del Morbo - che scende in campo tutti i giorni, parlando dall'unica finestra possibile sul mondo, un pc. Da lì saluta i suoi tanti tifosi Luca Pulino, il capitano del Capranica, così come Maurizio Vasino che giocò nelle giovanili del Milan assieme a Gianluca Pessotto. Dorme e forse sogna, dall'estate del 2010, l'ex stopper della Fiorentina Giancarlo Galdiolo. E un viola, è stato anche il primo professionista morto di Sla, nel 1971, il capitano della Fiorentina del primo scudetto (1955-'56), Armando Segato. La frase più toccante, che racchiude tutte queste mie figurine, l'ho letta proprio sulla tomba di Segato: sotto la foto che lo ritrae con la moglie Diana sta scritto: «Noi siamo amore, non siamo mai nati e non moriremo mai».