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La ripresa record del Parmigiano

Andrea Zaghi sabato 28 agosto 2010
In barba ai pessimisti e agli imitatori senza scrupoli, due delle stelle dell'agroalimentare italiano hanno totalizzato un bel record di vendite all'estero. Parmigiano Reggiano e Grana Padano, infatti, hanno fatto segnare una crescita del 49% delle vendite negli Stati Uniti: il principale mercato di sbocco extracomunitario per questi prodotti. Il dato, poi, è ancora più confortante visto che è accompagnato da un +18% dell'export nei mercati europei.
Certo, i numeri si riferiscono solamente ai primi cinque mesi dell'anno " e tutto potrebbe cambiare nell'ottovolante degli attuali mercati alimentari ", ma la buona prestazione dei due prodotti è quello che ci vuole per ridare fiato alle speranze di ripresa di un comparto bistrattato come quello dell'agroalimentare nazionale. Speranze che, d'altra parte, sono alimentate da almeno altre due informazioni che arrivano dalla statistica. Prima di tutto, le esportazioni dell'intero comparto lattiero-caseario sono cresciute nello stesso periodo del 12%. Mentre sui mercati interni le vendite di Grana Padano sono salite del 6,2% e quelle di Parmigiano del 2,7%.
Tutto bene, quindi. O quasi. Perché i problemi non mancano e, anzi, se ad essi non si porrà presto rimedio, i numeri positivi appena accennati potrebbero presto essere dei ricordi. Lasciando da parte le vicende delle "mozzarelle blu", basta pensare alla questione della difesa delle denominazioni di origine sui mercati internazionali, ma anche al problema della remunerazione del latte alla stalla giudicata " dagli allevatori " insufficiente addirittura per pagare i costi di produzione. Senza contare la sostanziale incapacità di prevedere i mutamenti della domanda sui mercati e quindi la creazione abnorme di scorte nei magazzini.
Eppure, secondo gli osservatori, l'andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare proprio partendo da una più efficace tutela delle denominazioni. Questione difficile da affrontare sulle piazze mondiali, un po' più facile da gestire su quelle europee. Nell'Ue è in vigore un Regolamento di tutela delle denominazioni che consente di intervenire giuridicamente. Ma è giudicata «particolarmente grave» la situazione sui mercati extracomunitari come gli Stati Uniti dove a fronte di una importazione media dall'Italia di circa 10mila tonnellate all'anno di Parmigiano Reggiano e Grana Padano, si producono " riferisce la Coldiretti " quasi 70mila tonnellate di Parmesan, tra Wisconsin, New York e California. In altre parole, è originale solo una scaglia su otto. E la situazione del Parmigiano non è che una delle tante che caratterizzano i mercati agroalimentari mondiali. È un dato già noto, ma pensare che nel mondo sono falsi tre prodotti alimentari di tipo italiano su quattro e che il giro d'affari delle imitazioni alimentari Made in Italy vale oltre 50 miliardi di euro, fa ancora impressione e deve far pensare che occorre lavorare moltissimo per consolidare i risultati ottenuti nei primi mesi di quest'anno.